Il think tank tech europeo dGen ha pubblicato un report sul ruolo della blockchain nella lotta alla contraffazione per il Made in Italy.
Il think tank no-profit si occupa in particolar modo proprio delle tecnologie emergenti, compresa la blockchain, e con questa analisi si è concentrato sulle diverse soluzioni che la tecnologia blockchain può fornire ai brand della moda e del lusso per prevenire la contraffazione dei loro prodotti.
Sebbene il Made in Italy sia nel suo complesso il terzo brand più grande al mondo, dietro solo a Coca-Cola e Visa, è stato stimato che solo nel 2016 sono stati persi in Italia 88.000 posti di lavoro, ovvero il 2,1% della forza lavoro, a causa della contraffazione. Inoltre, solo in Italia rivenditori e grossisti nel 2016 hanno perso 7,9 miliardi di euro.
Per questo il governo italiano sta investendo 15 milioni di euro per lo sviluppo di una soluzione basata su blockchain per combatterla.
L’obiettivo è quello di autenticare beni e materie prime lungo il corso della supply chain grazie ad un registro sicuro che certifichi i diritti di proprietà intellettuale, la sostenibilità e quelle pratiche etiche considerate necessarie per lo sviluppo.
Il report di dGen, realizzato in collaborazione direttamente con i principali leader del settore fintech e di quello della moda, è intitolato “Made in Italy: salvaguardare gli artigiani dalla contraffazione” ed esplora l’attuale impatto che sta avendo la contraffazione sugli artigiani che lavorano per i brand di lusso del Made in Italy e le potenziali soluzioni basate su blockchain disponibili per cercare di risolvere questo tipo di problemi.
Infatti la spina dorsale di molte aziende italiane di questo settore sono proprio gli artigiani che producono i loro prodotti, e la digitalizzazione, unita alla globalizzazione, è stata un duro colpo per questo specifico settore.
La tecnologia blockchain potrebbe aiutare per l’autenticazione di beni e materie prime, la registrazione sicura ed aggiornata dei diritti di proprietà intellettuale, un rapporto tra brand e clienti più stretto, sicuro e privato, la certificazione delle pratiche sostenibili ed etiche e dei servizi post vendita.
Tuttavia per ottenere ciò nella filiera dei prodotti di lusso del Made in Italy è necessario coinvolgere anche gli artigiani che li producono, e questo risulta essere un ostacolo non indifferente.
Inoltre le vendite online hanno comportato rapidi cambiamenti che stanno mettendo a dura prova le attività commerciali esistenti. In particolare richiedono cicli di produzione ancora più rapidi, che mettono in pericolo la produzione artigianale.
La blockchain da sola non è in grado di eliminare del tutto la contraffazione, ma i registri distribuiti possono fornire un sistema migliore per tracciare i prodotti attraverso supply chain sempre più frammentate, con fino a 50.000 fornitori e subfornitori, in alcuni casi.
Ad esempio il CEO e fondatore di Provenance, Jessi Baker, ha dichiarato:
“Blockchain ha un ruolo da svolgere nel consentire di fornire informazioni autentiche sui prodotti. Potrebbe essere online tramite un plugin di e-commerce contenente informazioni verificate registrate su una blockchain. O tramite ID univoci emessi per i prodotti in modo che non sia possibile creare un duplicato, con il gemello digitale collegato al prodotto fisico”.
Il CEO di Arianee, Nicolas Hurstel, ha aggiunto:
“È più facile falsificare un prodotto che un token non fungibile – dimostrando l’utilità di questa tecnologia per garantire le certificazioni”.
Jake Stott, membro del Consiglio di fondazione dGen, ha commentato:
“Le tecnologie sono qui per supportare il settore, per aiutarlo a trasformare le sue operazioni legacy e per realizzare un’evoluzione che dovrebbe in definitiva aiutare a proteggere più posti di lavoro e quindi la produzione economica della regione”.
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