La blockchain si può usare in diversi modi anche nel settore dell’advertising. È quello che per esempio ci ha mostrato Zilliqa quando un anno fa ha stretto una partnership con Mindshare, azienda di marketing che cura anche la comunicazione di Pepsi Cola.
In questo modo la pubblicità era stata automatizzata tramite smart contract, riuscendo ad ottenere un vantaggio non indifferente per quanto riguarda la velocità dell’intero procedimento e anche della verifica delle sue performance.
Un budget gestito da un umano o attraverso tool tradizionali sono risultati infatti meno efficienti che quelli gestiti dallo smart contract di Zilliqa.
Carrefour e il marketing della blockchain
Più in generale, la blockchain nell’advertising può anche essere utile per aumentare la fiducia che il cliente ha nel prodotto di un’azienda. Pare infatti, per esempio, che l’esperimento dei polli tracciati su blockchain messo in atto da Carrefour grazie ad una collaborazione con EY sulla blockchain di Ethereum abbia portato ad aumentare le vendite dei prodotti tracciati rispetto a quelli senza tracking.
È vero, in quel caso molti sono stati anche i dubbi relativi al progetto visto che – soprattutto non in Italia dove non era stata usata Ethereum – si era usata una blockchain privata e quindi con dati che potevano essere facilmente modificati. Ad ogni modo si è trattato di un’efficace campagna di advertising soprattutto tra i non addetti ai lavori del settore blockchain.
Ed è forse per questo che anche Danone ed altri brand sono seguiti a ruota nell’usare la blockchain per il tracking dei propri prodotti.
Brave e un esempio di advertising blockchain
Ci sono anche altri casi, come per esempio Brave, il browser che premia i propri utenti con i token BAT nel momento in cui essi decidano di vedere le pubblicità proposte.
Questo è un altro esempio di correlazione tra blockchain e advertising come momento in cui dare potere al proprio utente e tutelarne la privacy e i propri diritti digitali.
Ma non solo, in questo caso solo gli utenti che siano veramente potenzialmente interessati alle pubblicità le vedranno, potendo fornire alle aziende un modo per spendere meno budget in advertising.
In tal senso un altro esempio è anche Blockstack, una dApp che gestisce i dati degli utenti in maniera decentralizzata per evitare fughe di informazioni come per il caso di Facebook e Cambridge Analytica. In questo modo, spiegando ai propri utenti che si usano tool per tutelare i loro dati si potrebbe attirare più gente, soprattutto nel caso di un target che sia particolarmente attento ai propri dati online.
The post Come usare la blockchain nell’advertising appeared first on The Cryptonomist.