Il fenomeno delle fake news ha assunto negli ultimi anni un’estensione crescente, sia come quantità prodotta sia per le conseguenze socioeconomiche che la loro diffusione – specie quando costruita ad arte – riesce a produrre. Forse la blockchain potrebbe essere d’aiuto a contrastarle.
L’uso della blockchain non riesce a evitare che le fake news vengano create e diffuse estensivamente. Tuttavia, si può cercare di arginare la diffusione dei media non certificati o quantomeno aggiungere elementi di maggiore certezza sulla provenienza di una notizia e l’autorevolezza delle sue fonti, attivando modalità innovative per ricompensare chi dichiara le fonti dei propri articoli e penalizzare chi riproduce notizie non certificate.
Interoperability è una startup che punta a introdurre l’utilizzo della blockchain in alcuni settori importanti quali la food chain e la governance decentralizzata delle organizzazioni: utilizzando il protocollo DeeCert, ha messo a punto una Proof of Concept per affrontare la questione in modo innovativo.
Il sistema proposto si basa su due elementi: da un lato si crea un sistema per registrare le news all’interno di token non fungibili, dall’altro si punta a incentivare i comportamenti virtuosi dei vari attori attraverso una piattaforma di gamification.
I contenuti della notizia vengono inviati a un network di storage decentralizzato (IPFS, SWARM, StorJ, Filecoin) e processati da un algoritmo che restituisce un hash unico. Questo hash viene inserito nel token, insieme ad altri metadati importanti quali la firma biometrica dell’autore, il luogo in cui è stata scattata una foto, la testata giornalistica su cui è stata pubblicata la notizia, eventuali copyrights.
Il token si può consultare tramite un apposito explorer e può essere trasferito tra persone – ad esempio nel caso di contenuti soggetti a copyright.
La possibilità di tokenizzare le notizie e tutte le relative informazioni importanti ad esse pertinenti costituisce una prima azione per far pubblicare la news nel mare infinito delle informazioni dalle quali siamo sommersi e renderla un oggetto individuabile, definito, dotato di vita propria, con un’origine chiara e un’autorevolezza che può finalmente diventare oggettiva.
A questo punto si deve salire di livello per toccare il mondo di coloro che creano, rilanciano, commentano, traducono, rielaborano le notizie e in sostanza ne producono la diffusione universale.
Queste azioni non sono meno importanti, perché è vero che una notizia può essere falsa o corrotta all’origine, ma fa danni solo quando raggiunge una grande audience e spesso la viralità con cui si diffonde è direttamente proporzionale a quanto essa sembri sbalorditiva.
Bisogna quindi toccare l’aspetto soggettivo, cercando di premiare i comportamenti virtuosi e penalizzare quelli scorretti attraverso un sistema che consideri:
- Le azioni buone e quindi meritevoli di ricompensa: firmare una notizia, citare la fonte nel caso di utilizzo derivato, non distorcerne il contenuto, e così via.
- Quelle cattive che portano all’applicazione di penalità.
- L’oggetto mediato dell’attività premiante: chiamiamoli genericamente crediti.
- Il vero scopo dell’accumulo dei crediti: il rating del partecipante.
- Una piattaforma per gestire in automatico le azioni e le ricompense.
I partecipanti sono gli autori, giornalisti, traduttori, editori, fotografi e tutte le categorie di persone che possono maneggiare a qualsiasi titolo un media online e offline: per loro, guadagnare crediti vuol dire acquisire un livello di autorevolezza che finisce per autoalimentarsi.
Il meccanismo non esclude neanche i lettori perché a loro sono riservati compiti altrettanto importanti: esprimere l’apprezzamento e segnalare eventuali contenuti difformi dalla realtà, al fine di migliorare l’esperienza degli altri utenti e stimolare i creatori/propagatori a fare sempre meglio.
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