A distanza di più di dieci anni dalla sua nascita la blockchain rappresenta oggi un paradigma e una piattaforma di innovazione che permette di dare nuove risposte a tanti e diversi bisogni di imprese, organizzazioni, cittadini e consumatori. E se per diversi anni la conoscenza e l’attenzione verso la blockchain è stata circoscritta prevalentemente al mondo degli sviluppatori o per altri versi a coloro che avevano subito intravvisto le sue potenzialità dal punto di vista finanziario, nel corso dell’ultimo anno è avvenuto un importante salto di qualità in termini di diffusione della conoscenza e di aspettative. La blockchain, così come è accaduto per Internet, sta entrando gradualmente nelle nostre vite, spesso in modo indiretto, in molti casi solo come possibile soluzione a piattaforme che risolvono in modo innovativo i nostri bisogni o i bisogni delle imprese nelle quali lavoriamo o delle Pubbliche Amministrazioni che erogano i servizi che utilizziamo. Quale che sia la modalità con cui veniamo in contatto con la blockchain appare sempre più importante conoscerla, avere contezza delle sue prospettive e delle sue potenzialità.
In particolare, a differenze di altre innovazioni tecnologiche, la blockchain fa riferimento ad alcuni temi e concetti apparentemente molto diversi e lontani tra loro, che normalmente non associamo all’innovazione digitale: la fiducia, la responsabilità, la comunità, la decentralizzazione. In più, accanto a questi ce ne sono altri che hanno una forte relazione con la tecnologia, ma che a loro volta non sono “consueti” come i temi della trasparenza, dell’immutabilità, della condivisione e della “competizione” nel raggiungimento di un risultato. È da cercare certamente anche nell’originalità degli “ingredienti” che fanno la blockchain o che arrivano con la blockchain il segreto di tanto interesse e di tante aspettative.
Gli obiettivi di questo servizio editoriale
Proprio per cercare di conoscere questo fenomeno e per prepararsi al suo avvento abbiamo realizzato questo servizio, in continua evoluzione e vogliamo sottolineare che la preparazione e l’aggiornamento costante di “Blockchain: cos’è, come funziona e gli ambiti applicativi in Italia” nasce dal desiderio di studiare e di condividere i frutti del lavoro di aggiornamento, di analisi e di raccolta di testimonianze che realizziamo ogni giorno sulla testata Blockchain4Innovation.
Non possiamo poi nascondere che siamo fermamente convinti della straordinaria importanza della blockchain nel processo di innovazione delle imprese, delle organizzazioni e delle Pubbliche Amministrazioni del nostro paese e siamo, nello stesso tempo, consapevoli della complessità di questo cambiamento e della necessità di fornire informazione e formazione per aiutare tutti a comprenderne il valore per sfruttarne le vere potenzialità.
È con questo spirito che abbiamo avviato questo specifico servizio nel quale comprendiamo ricerche, analisi, case history, interviste, best practices e suggerimenti di libri e approfondimenti per contribuire appunto ad aumentare la conoscenza e la consapevolezza sulle prospettive e sull’utilizzo della blockchain.
Due semplici e importanti note di metodo prima di procedere con la lettura. Troverete nel testo due “diverse” rappresentazioni della blockchain e la differenza prima vista è minima: la Blockchain con la “B” maiuscola, come un nome proprio, che fa riferimento alla Blockchain Bitcoin, la prima e la più conosciuta delle blockchain; e, appunto, la blockchain con la “b” minuscola, che utilizzeremo per qualificare la blockchain come tecnologia e come fenomeno.
La seconda nota riguarda una primissima e sommaria qualificazione del rapporto tra blockchain e Distributed Ledger Technologies o DLT. Le soluzioni tecnologiche definite come blockchain rientrano nell’ambito delle Distributed Ledger Technologies, si tratta cioè di soluzioni basate suRegistri Distribuitiche consentono la lettura e la modifica da parte di più soggetti partecipanti alla Rete. Gli elementi di differenziazione tra le varie tipologie di DLT sono primariamente nelle modalità con cui si “governa” il controllo e la verifica delle azioni di scrittura sul Registro, sulle modalità e sul tipo diConsensonecessari per validare queste azioni e sulla struttura del registro distribuito stesso. Nella esposizione di questo testo si parlerà dunque diBlockchain Bitcoin(con la “B” maiuscola), ditecnologie blockchain(con la “b” minuscola) e diDistributed Ledger Technologiesovvero dell’acronimoDLT.
Buona lettura.
Convegno e ricerca
Blockchain & Distributed Ledger: unlocking the potential of Internet of Value
Lo scorso 17 gennaio a Milano ha avuto luogo l’edizione 2020 dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger con la presentazione della ricerca 2019 e con una serie di tavole rotonde e di momenti di confronto sui trend tecnologici e di mercato. In particolare nel corso dell’evento sono stati affrontati i seguenti punti:
Il 2019 di Blockchain e Distributed Ledger
Le più recenti innovazioni tecnologiche in ambito Blockchain e DLT
I principali settori cross-industry di applicazione della Blockchain e i principali progetti
Lo scenario organizzativo delle aziende italiane
Il valore del mercato
Il framework normativo
La nostra testata era presente e ha realizzato una serie di servizi che vi invitiamo a leggere:
La sfida del 2020? Liberare tutto il potenziale della blockchain. In questo servizio trovate il racconto dell’evento con una sintesi delle principali evidenze della ricerca. Leggi QUI
Istituzioni, aziende, provider: lo sviluppo della blockchain è una questione di competenze e normative. Questo servizio è dedicato agli interventi delle aziende, delle organizzazioni e delle istituzioni che hanno portato al convegno diversi punti di osservazione con diverse esperienze. Leggi QUI
Dalla carta al token: l’iniziativa dell’Osservatorio Blockchain per distribuire il report della ricerca. Leggi QUI
Indice degli argomenti
Cos’è la blockchain: una definizione
E’ difficile classificare la blockchain in una unica definizione. la blockchain può essere letta e presentata da diversi punti di osservazione e da diverse prospettive. In questo testo ne vedremo diverse. Questa che segue è una prima definizione che attiene alla famiglia tecnologia nella quale si colloca questa tecnologia.
La blockchain è una sottofamiglia di tecnologie in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e la cui validazione è affidata a un meccanismo di consenso, distribuito su tutti i nodi della rete nel caso delle blockchain permissionless o pubbliche o su tutti i nodi i nodi che sono autorizzati a partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro nel caso delle blockchain permissioned o private.
Le principali caratteristiche delle tecnologie blockchain sono l’immutabilità del registro, la trasparenza, tracciabilità delle transazioni e la sicurezza basata su tecniche crittografiche.
la blockchain è basata su una Rete e dal punto di vista delle funzionalità permette di gestire un database in modo distribuito. dal punto di vista operativo è una alternativa agli archivi centralizzati e permette di gestire l’aggiornamento dei dati con la collaborazione dei partecipanti alla Rete e con la possibilità di avere dati condivisi, accessibili, distribuiti presso tutti i partecipanti. Di fatto, giova ripeterlo, permette una gestione dei dati in termini di verifica e di autorizzazione senza che sia necessaria una autorità centrale.
Nel cercare di comprendere cos’è la blockchain ci affideremo in molto casi alle definizioni che vengono proposte, cercando di qualificarle. Per alcuni, la blockchain è la nuova generazione di Internet, o meglio ancora è la Nuova Internet. Si ritiene che possa rappresentare una sorta di Internet delle Transazioni. Queste definizioni tendono ad affiancare la blockchain alla Internet of People, o Internet delle persone che usiamo e frequentiamo ogni giorno che si è a sua volta estesa alla Internet of Things o Internet delle cose per arrivare a creare e rappresentare la Internet del Valore sulla base di sette caratteristiche:
Decentralizzazione
Trasparenza
Sicurezza
Immutabilità
Consenso
Responsabilità
Programmabilità
Partendo da questi principi, la blockchain è diventata la declinazione in digitale di un nuovo concetto di fiducia al punto che alcuni ritengono che la blockchain possa assumere anche un valore per certi aspetti di tipo “sociale e politico”. In questo caso la blockchain è da vedere come una piattaforma che consente lo sviluppo e la concretizzazione di una nuova forma di rapporto sociale, che grazie alla partecipazione di tutti è in grado di garantire a tutti la possibilità di verificare, di “controllare”, di disporre di una totale trasparenza sugli atti e sulle decisioni, che vengono registrati in archivi che hanno caratteristica di essere inalterabili, immodificabili e dunque immuni da corruzione.
Per un certo periodo la blockchain è stata identificata con la BlockchainBitcoin, ovvero con la prima Blockchain (che come abbiamo già accennato viene identificata con la “B” maiuscola). A questa identificazione si è sovrapposta anche quella con la criptocurrency bitcoin e ha portato un po’ a “confondere” la blockchain con altri ambiti di innovazione come le digital currency. Forse per quest’ultima ragione la blockchain è stata spesso associata ad un concetto di digital currency alternativa o complementare e di digital payment. In realtà, come vedremo, la blockchain è un fenomeno assai più ampio e articolato.
A cosa serve la blockchain: creare Asset Digitali Unici
La blockchain rappresenta (anche) una soluzione per creare asset digitali unici. Per capire le opportunità della blockchain è importante considerare il tema dell’unicità degli asset digitali. Un tema questo che vedremo anche più avanti quando affronteremo il “double spending“, ma che può già qui aiutarci a comprendere il senso e l’importanza della blockchain. Ma partiamo da un esempio comune. Se noi scriviamo un testo su un documento word quel testo è sul nostro computer ed è univoco. Nel momento in cui lo inviamo a un collega, quello stesso testo oltre che sul nostro computer sarà presente su un server di posta e sul computer del nostro collega. Già così abbiamo una serie di duplicazioni dello stesso documento. Quel testo poi potrà naturalmente essere condiviso a sua volta e inviato ad altri soggetti che ne avranno a loro volta una copia. Come ben sappiamo non ci sono limiti a questa duplicazione e come ben sappiamo quello stesso documento può essere modificato e cambiato. Il nostro documento word è un asset digitale e come appare evidente non è certo unico: è “partito” dal nostro computer e magari in pochissimo tempo si è moltiplicato in migliaia di copie. Quello stesso asset crittografato in un ledger blockchain potrebbe diventare un asset unico. Esattamente come nel mondo fisico: se passiamo lo stesso documento scritto in word stampato su carta a un collega ne perdiamo il possesso, quel documento esce dal nostro controllo per entrare nel dominio di un collega. In altre parole: se nel mondo digitale il passaggio implica automaticamente una duplicazione, la blockchain consente di “riconquistare” al mondo digitale il concetto di scarsità dei beni del mondo reale e nel momento in cui tramite la blockchain si passa un asset digitale (il nostro documento) dal nostro computer a un collega, quel documento non è più in alcun modo sotto il nostro possesso ed è totalmente in capo al nostro collega. Se anche lui avrà la necessità di condividerlo ne perderà il possesso in favore di un altro soggetto. Il documento resterà unico e non sarà possibile duplicarlo. Una delle caratteristiche della blockchain, che ci accompagnerà in questo nostro servizio, è nella sua capacità di creare asset digitali unici.
L’importanza degli Asset Digitali Unici
Per capire l’importanza degli asset digitali unici usciamo dal nostro esempio legato a un generico documento word la cui eventuale duplicazione non comporta particolari problemi. Al contrario, se pensiamo alla duplicazione di asset che rappresentano un valore, appare evidente che la garanzia dell’unicità rappresenta un assoluto valore. Duplicare un asset progettato per rappresentare una valuta in digitale significa sminuire questo valore sino ad annullarlo. Ecco perché il mondo della finanza prima di tutto ha compreso il valore della blockchain nella sua capacità di garantire l’unicità di un asset digitale. Lo stesso valore è ben compreso da tantissimi altri settori che stanno rappresentando in digitale prodotti e servizi e che hanno a loro volta capito che il digitale permette di gestire in modo molto più efficiente scambi e transazioni solo ed esclusivamente se si garantisce la capacità di evitare duplicazioni, ovvero solo se si garantire l’unicità dell’asset. Esattamente come accade nel mondo reale.
Blockchain e Distributed Ledger Technology
Prima di proseguire occorre fermarsi ancora un attimo per qualificare il rapporto tra blockchain e Distributed Ledger (archivi distribuiti). Una distinzione che accompagnerà questo servizio e che aiuterà a comprendere alcune caratteristiche specifiche della (o delle) blockchain. La blockchain può essere considerata una tecnologia che appartiene alla categoria delle tecnologie Distributed Ledger, archivi distribuiti. Le Distributed Ledger Technology o DLT possono essere definite come un insieme di sistemi caratterizzati dal fatto di fare riferimento a un registro distribuito, governato in modo da consentire l’accesso e la possibilità di effettuare modifiche da parte di più nodi di una rete.
Qualunque transazione, ovvero i dati che la rappresentano, è sottoposta ad un meccanismo di firma a doppia chiave asimmetrica che, pur non dotata di certificati rilasciati da certificatori accreditati (la blockchain prevede appunto il superamento di organismi certificatori centralizzati), funziona con un meccanismo simile a quello della firma digitale. Le DLT prevedono l’utilizzo di algoritmi crittografici che abilitano l’utente all’utilizzo del sistema mettendogli a disposizione una chiave pubblica ed una privata che viene usata per sottoscrivere le transazioni o per attivare gli smart contract o altri servizi collegati alla blockchain.
Dunque, registro – distribuito – ovvero senza un “sistema o organizzazione” centrale di validazione. Le DLT prevedono pertanto un meccanismo di validazione a sua volta distribuito basato sul concetto di Consenso, vale a dire su meccanismi che governano anche questo tipo di partecipazione dei nodi. Le modalità di gestione del consenso unitamente alle logiche di impostazione del registro rappresentano due fra i principali punti qualificanti della carta d’identità delle tecnologie Distributed ledger. Ed è all’interno di questo insieme che trovano la loro collocazione le blockchain.
Nella fattispecie, si può dire che le blockchain sono delle Distributed Ledger technology caratterizzate da un registrato impostato e strutturato in modo da gestire le transazioni all’interno di una Catena di Blocchi. Dal punto di vista delle “regole di gestione”, ciascun blocco si “aggiunge” alla catena sulla base di un processo basato sul Consenso distribuito su tutti i nodi della rete, ovvero con la partecipazione di tutti i nodi che vengono chiamati a contribuire alla validazione delle transazioni presenti in ciascun blocco (come vedremo successivamente) e alla loro “inclusione” nel registro.
Le definizioni di blockchain
Come evidente, la blockchain si presta ad essere interpretata. Più che una tecnologia è un paradigma, un modo di interpretare il grande tema della decentralizzazione e della partecipazione. Per questo come naturale esistono diverse declinazioni, diverse interpretazioni e diverse definizioni della blockchain. Una rassegna di definizioni può essere utile per capire come viene vissuta e interpretata la blockchain in funzione della prospettiva di utilizzo. Ciascuna definizione, come vedremo, pone in evidenza uno o più aspetti salienti della blockchain.
Blockchain come database di transazioni
La blockchain è una tecnologia che permette la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Si tratta di un database strutturato in Blocchi (contenenti più transazioni) che sono tra loro collegati in rete in modo che ogni transazione avviata sulla rete debba essere validata dalla rete stessa nell’”analisi” di ciascun singolo blocco. La blockchain risulta così costituita da una catena di blocchi che contengono più transazioni ciascuno. La soluzione per tutte le transazioni è affidata ai Nodi che sono chiamati a vedere, controllare e approvare tutte le transazioni creando una rete che condivide su ciascun nodo l’archivio di tutta la blockchain e dunque di tutti i blocchi con tutte le transazioni. Ciascun blocco è per l’appunto anche un archivio per tutte le transazioni e per tutto lo storico di ciascuna transazione che, possono essere modificate solo con l’approvazione dei nodi della rete. Le transazioni possono essere considerate immodificabili (se non attraverso la riproposizione e la “ri”-autorizzazione delle stesse da parte di tutta la rete). Da qui il concetto di immutabilità.
Blockchain come evoluzione del concetto Ledger (Libro Mastro)
La blockchain è la realizzazione del Distributed Ledger, come evoluzione dal Centralized Ledger, Decentralized Ledger sino al Distributed Ledger.
Centralized Ledger
La logica centralizzata è rappresentata dal tradizionale Centralized Ledger con un rapporto rigorosamente centralizzato Uno-A-Tanti, dove tutto deve essere gestito facendo riferimento ad una struttura, autorità o sistema centralizzato. Nel Centralized Ledger la fiducia è nell’autorità, nell’autorevolezza del soggetto o sistema che rappresenta il “Centro” dell’organizzazione.
Decentralized Ledger
Il Decentralized Ledger ripropone la logica della centralizzazione a livello “locale” con “satelliti” organizzati a loro volta nella forma di Uno-A-Tanti che si relazionano a loro volta in una forma che ripete il modello Uno-A-Tanti. Non c’è più un “grande” soggetto Centrale bensì tanti “soggetti centrali”. La fiducia anche in questo caso è delegata ad un soggetto centrale, logicamente più vicino, ma comunque centralizzato. Le organizzazioni basate su Decentralized Ledger definiscono una Governance che stabilisce delle forme di coordinamento di tipo centralizzato.
Distributed Ledger
Il vero cambiamento è rappresentato dal Distributed Ledger, ovvero da una reale e completa logica distribuita dove non esiste più nessun centro e dove la logica di governance è costruita attorno ad un nuovo concetto di fiducia tra tutti i soggetti. Nessuno (ma proprio nessuno) ha la possibilità di prevalere e il processo decisionale passa rigorosamente attraverso un processo di costruzione del Consenso.
La blockchain come database per transazioni crittografate
La Blockchain è un grande database per la gestione di transazioni crittografate su una rete decentralizzata di tipo peer-to-peer che dà il nome ad una nuova piattaforma tecnologica, che permette di ridefinire e reimpostare il modo in cui creiamo, otteniamo e scambiamo valore. La Blockchain sta facendo con le transazioni quello che Internet ha fatto con le informazioni e lo sta facendo grazie ad un processo che unisce sistemi distribuiti, crittografia avanzata e teoria dei giochi.
La blockchain come registro pubblico aperto a tutti
La blockchain è un database decentralizzato che archivia asset e transazioni su una rete di tipo peer-to-peer. È un Registro pubblico per la gestione di dati correlati alle transazioni presenti nei blocchi e gestite tramite crittografia dai partecipanti alla rete che verificano, approvano e successivamente registrano tutti i blocchi con tutti i dati di ciascuna transazione su tutti i nodi. La stessa “informazione” è dunque presente su tutti i nodi e pertanto diventa immodificabile se non attraverso una operazione che richiede l’approvazione della maggioranza dei nodi della rete e che in ogni caso non modificherà lo storia di quella stessa informazione. La blockchain non è una applicazione, non è un sistema, non è una tecnologia. La blockchain è un nuovo paradigma per la gestione delle informazioni che permette di garantire la reale immutabilità dei dati perché in grado di garantire e certificare la storia completa di tutti i dati e di tutte le operazioni collegate a ciascuna transazione.
La blockchain come Libro Mastro sicuro e immutabile nel tempo
La blockchain è il Libro Mastro (Ledger) decentralizzato e crittograficamente sicuro per la gestione di transazioni su reti peer-to-peer. È cioè una tecnologia che consente lo scambio su internet di informazioni e di diverse tipologie di valori. Sono tante le tipologie di transazione che possono essere appoggiate e gestite con la blockchain. Il payment è un esempio, così come le transazioni legate allo scambio di beni e servizi o così come la gestione di informazioni legate alla contrattualistica (Smart Contracts).
A questo proposito, suggeriamo di partire con la visione di un video
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Il protocollo come punto di conoscenza della blockchain?
Vediamo concretamente in cosa consiste la blockchain. La blockchain è un protocollo di comunicazione, che identifica una tecnologia basata sulla logica del database distribuito (un database in cui i dati non sono memorizzati su un solo computer ma su più macchine collegate tra loro, chiamate nodi).
La blockchain è una serie di blocchi che archiviano un insieme di transazioni validate e correlate da un Marcatore Temporale (Timestamp). Ogni blocco include l’hash (una funzione algoritmica informatica non invertibile che mappa una stringa di lunghezza arbitraria in una stringa di lunghezza predefinita) che identifica il blocco in modo univoco e che permette il collegamento con il blocco precedente tramite identificazione del blocco precedente.
I componenti basilari della blockchain:
Nodo: sono i partecipanti alla blockchain e sono costituiti fisicamente dai server di ciascun partecipante.
Transazione: è costituita dai dati che rappresentano i valori oggetto di “scambio” e che necessitano di essere verificati, approvati e poi archiviati.
Blocco: è rappresentato dal raggruppamento di un insieme di transazioni che sono unite per essere verificate, approvate e poi archiviate dai partecipanti alla blockchain.
Ledger: è il registro pubblico nel quale vengono “annotate” con la massima trasparenza e in modo immutabile tutte le transazioni effettuate in modo ordinato e sequenziale. Il Ledger è costituito dall’insieme dei blocchi che sono tra loro incatenati tramite una funzione di crittografia e grazie all’uso di hash.
Hash: è una operazione (Non Invertibile) che permette di mappare una stringa di testo e/o numerica di lunghezza variabile in una stringa unica ed univoca di lunghezza determinata. L’Hash identifica in modo univoco e sicuro ciascun blocco. Un hash non deve permettere di risalire al testo che lo ha generato.
Ciascun blocco contiene dunque diverse transazioni e dispone di un Hash collocato nell’header. L’Hash registra tutte le informazioni relative al blocco e un Hash con le informazioni relative al blocco precedente permette di creare la catena e di legare un blocco all’altro.
La transazione contiene invece informazioni relative all’indirizzo pubblico del ricevente, le caratteristiche della transazione e la firma crittografica che garantisce sicurezza e autenticità della transazione. La blockchain è da vedere come un registro pubblico e condiviso costituito da una serie di client o di nodi.
La blockchain è organizzata per aggiornarsi automaticamente su ciascuno dei client che partecipano al network. Ogni operazione effettuata deve essere confermata automaticamente da tutti i singoli nodi attraverso software di crittografia, che verificano un pacchetto di dati definiti a chiave privata o seme, che viene utilizzato per firmare le transazioni.Garantendo l’identità digitale di chi le ha autorizzate.
Come detto, la blockchain è un database (base dati) distribuito. Quindi, per capire bene cos’è la blockchain, è necessario capire meglio cos’è un database distribuito, vale a dire, una base di dati distribuita, condivisa tra più computer, chiamati nodi, connessi alla rete.
La Transazione: in che cosa consiste, da cosa è composta?
Il Blocco: raggruppamento di un insieme di Transazioni
Dall’unione di più Blocchi si costruisce blockchain
Dalla transazione al blocco sino alla formazione della blockchain
Come funziona la blockchain: un esempio
In modo semplice e con il supporto iconografico vediamo i passaggi che definiscono il funzionamento di una transazione basata sulla blockchain.
Gestire con la blockchain una transazione, uno scambio o la vendita di un bene
Due soggetti devono effettuare una transazione: ad esempio Paolo vende ad Anna un immobile
Si crea la Transazione con le Cryptographic Key
Viene creata una Transazione costituita da una serie di elementi come l’indirizzo pubblico del ricevente, le informazioni relative alla transazione e le Cryptographic Key. Nell’esempio di Paolo e Anna, la transazione comprende le informazioni sull’immobile, sul prezzo, sulla disponibilità economica di Anna, sull’effettiva proprietà dell’immobile da parte di Paolo ed eventuali altre informazioni necessarie a completare il quadro di riferimento per la vendita e per l’acquisto.
La transazione parte con la Digital Signature e la Public Key di ciascun partecipante
La transazione entra a far parte di un Blocco di Transazioni
Viene creato un nuovo Blocco con tutti i dati relativi alla transazione tra Paolo e Anna e con i dati relativi all’immobile e alla disponibilità economica di Paolo. Il blocco, che comprende anche altre transazioni, viene preparato per essere sottoposto alla verifica e all’approvazione dei partecipanti alla blockchain.
Il Blocco, con la Transazione, deve essere verificato dalla Rete
La transazione viene portata in Rete per essere verificata da parte dei partecipanti alla blockchain.
Una volta verificato, il Blocco si aggiunge alla catena: ecco la blockchain
Il nuovo Blocco viene aggiunto alla catena di blocchi che forma la blockchain, è accessibile a tutti i partecipanti ed è nell’archivio di tutti i partecipanti. Diventa il riferimento permanente, immutabile e immodificabile di quella specifica transazione.
La transazione è completata ed è archiviata su tutti i nodi della blockchain
Se le informazioni sono considerate corrette, la transazione viene autorizzata, validata ed effettuata. A quel punto, la transazione entra a far parte di un Nuovo Blocco che viene creato e che comprende anche questa transazione.
Il flusso completo: dalla transazione al blocco alla blockchain
Cos’è un database distribuito
Ma facciamo un passo indietro per capire meglio che cos’è un database distribuito. Nel momento in cui parliamo di Distributed Ledger, ci troviamo davanti un database che non si trova fisicamente solo su un server (computer), ma che invece si trova su più computer nello stesso momento, tutti perfettamente sincronizzati su tutti gli stessi documenti. Ad esempio, può trovarsi su tutti i computer che sono connessi alla rete. In questo modo, l’informazione è reperibile in maniera molto rapida, in quanto la potenza di calcolo sfrutta la potenza di tutti i computer connessi.
Ci sono fondamentalmente due processi che permettono ai database distribuiti di funzionare correttamente, e di non perdere dati per strada. Questi processi sono:
– Replica del database: un software è incaricato di analizzare il database per identificare cambiamenti. Una volta identificati questi cambiamenti, il software fa in modo che questi cambiamenti vengano replicati e che tutti i database siano identici. – Duplicazione: un processo che assicura che tutti i database abbiano gli stessi dati. In pratica identifica un database master, che poi duplica su tutti gli altri database, in modo da renderli uguali. Gli utenti possono modificare soltanto il database master, garantendo che i dati locali non vengano sovrascritti erroneamente.
Diventata famosa per via dei Bitcoin, la blockchain è in sostanza un database distribuito, dove vengono registrati una serie di record, chiamati blocchi.
Che cosa sono le Distributed Ledger Technology – DLT?
Il Ledger è il “Libro Mastro”, ovvero la base fondamentale della contabilità. I Ledger fanno poi riferimento a degli Archivi, ovvero a una serie di dati che permettono di definire delle regole di analisi, di controllo, di verifica ad esempio delle transazioni commerciali di una azienda o degli atti di una Pubblica Amministrazione.
Sino all’avvento dell’informatizzazione i Ledger sono stati interpretati con la logica centralizzata che caratterizzava la carta. C’era qualcuno che si occupava del data entry di dati che nascevano come analogici, c’era qualcuno che gestiva i sistemi e c’era qualcuno che, centralmente, gestiva le estrazioni dei dati o la loro elaborazione.
Nella prima fase dell’informatizzazione la digitalizzazione non ha cambiato in realtà i processi, li ha resi più efficienti nel rispetto di un processo analogico: ha velocizzato alcuni passaggi e ha semplificato determinati controlli e verifiche. Ma il dato ha continuato a essere concepito come analogico e gestito con un paradigma di tipo analogico, anche se con strumenti digitali. Basti pensare alla “ferrea” logica che impone per la stragrande maggioranza dei documenti che punteggiano la nostra vita personale e professionale la necessità di una firma cartacea e di un controllo “fisico” e personale da parte di amministrazioni o di imprese.
Come opera un sistema Distributed Ledger di tipo blockchain?
Per poter spiegare il funzionamento dei Distributed Ledger di tipo blockchain, può essere utile rinfrescare la mente su come operano i Ledger tradizionali, ovvero i “vecchi” “Libri Mastro”.
Come funzionano i vecchi Libri Mastro
Imprese, ma soprattutto banche e Pubbliche Amministrazioni hanno utilizzato i Ledger per gestire la contabilità e l’archiviazione dei dati e delle transazioni contabili. Le Pubbliche Amministrazioni, a loro volta, hanno basato sui Ledger le registrazioni e i passaggi delle proprietà per terreni, edifici e asset immobiliari.
A ogni cambiamento, ad esempio nella proprietà di un immobile e ogni volta che avveniva una transazione, si procedeva a una modifica del Ledger attraverso un’autorità centrale deputata appunto alla gestione del Central Ledger. Con questa organizzazione, agendo sul Central Ledger gli uffici delle Pubbliche Amministrazioni o gli Istituti di credito potevano in qualsiasi momento conoscere e identificare il proprietario di un immobile o di determinate risorse. Questo controllo permetteva alle banche stesse o agli uffici pubblici di verificare che eventuali passaggi legati a nuove transazioni su determinati beni fossero effettivamente possibili e soprattutto legittimi. In altre parole, con il Central Ledger era possibile verificare se il soggetto X in procinto di vendere l’immobile Y fosse effettivamente in possesso di quell’immobile o non lo avesse già ceduto a un soggetto Z. La banca, a sua volta, poteva controllare che il soggetto H in procinto di acquistare l’immobile Y dal soggetto X fosse effettivamente in possesso della somma necessaria e non l’avesse già utilizzata per altre acquisizioni, ovvero che la stessa somma non fosse impiegata per più operazioni.
La base del Central Ledger è tutta nella fiducia in un ente centrale
La base del Central Ledger è tutta racchiusa nella fiducia che ciascuno, anzi, tutti, devono avere nel gestore del Central Ledger. Banche e Pubbliche Amministrazioni devono avere quell’autorevolezza in grado di infondere questa fiducia. Se c’è questa fiducia, le persone possono comprare e vendere anche senza essersi mai incontrate prima e in assenza di fiducia reciproca. Perché appunto c’è un soggetto terzo che garantisce per tutti. Il gestore del Ledger – Libro Mastro – controlla anche l’accesso alle informazioni contenute nel Libro Mastro e ha la facoltà di decidere chi può accedere all’identità del proprietario di un edificio e chi può controllare il saldo di un conto corrente. Il tutto definendo delle regole che vanno a comporre un disegno complessivo di linee guida che stabilisce la Governance del Central Ledger. Nel caso delle banche, solo i titolari di un conto corrente hanno accesso e visibilità del loro conto corrente. Ma quando questi titolari sono impegnati nell’acquisto di un bene (ad esempio un immobile) è la banca che garantisce, durante le procedure di acquisizione, che questi soggetti abbiano effettivamente la somma necessaria all’acquisizione senza che altri soggetti possano avere accesso al loro conto corrente.
La Logica del Central Ledger: l’esempio della Banca
La digitalizzazione ha cambiato i Libri Mastro. Il Ledger diventa digitale
Con la digitalizzazione, questo processo ha subito evoluzioni e accelerazioni. La digitalizzazione ha cambiato i Ledger, come tanti altri elementi della nostra vita professionale e personale, ma i Libri Mastro hanno subito, ben prima di altri strumenti di lavoro, un radicale cambiamento. In una prima fase, la digitalizzazione ha reso i Ledger più veloci, più facili da usare, più performanti e ha permesso di aggiungere tante funzionalità. La digitalizzazione non ha però cambiato la logica del Ledger. Il vecchio Central Ledger non è stato messo in discussione. I Ledger sono rimasti in capo ad una struttura centrale che per la gestione si è avvalsa delle opportunità del digitale e soprattutto sono rimasti chiusi e riservati. La Governance non è cambiata, le regole di accesso e di gestione sono rimaste in capo al gestore centrale del Ledger, anche quando il rapporto con questo gestore sfruttando le opportunità del digitale, cessava di essere personale e fisico e diventata virtuale passando sulla Rete Internet.
Il grande cambiamento arriva con la blockchain
Il Grande cambiamento arriva con labBlockchain che permette di garantire la stessa funzionalità nella gestione dei Ledger, ma senza dover fare riferimento a una struttura centralizzata, senza cioè che sia necessario che una autorità centrale verifichi, controlli e autorizzi la legittimità di una transazione, di uno scambio, di un passaggio.
La domanda che ci si pone è: come si può verificare la legittimità di una transazione se non c’è un’autorità centrale che ha la possibilità di effettuare i controlli necessari? La risposta della blockchain è nella decentralizzazione del Libro Mastro, del Ledger. Se prima il Libro Mastro era univoco, uno solo e stava in capo all’autorità centrale, adesso il Libro Mastro è di tutti, ovvero tutti gli utenti ne hanno una copia e tutti possono controllarlo, visionarlo e, a fronte di regole che vanno a comporre la Governance della blockchain, possono modificarlo.
Il Libro Mastro è di tutti
Dunque il primo vero grande passaggio tra la gestione dei Ledger tradizionali e la blockchain è data dal fatto che i Libri Mastro sono molteplici e che sono accessibili a tutti. Il secondo grande passaggio riguarda il fatto che tutti possono attuare una transazione o modificarne una esistente. In entrambi i casi questa richiesta potrà essere attuata solo se tutti (o la maggior parte degli utenti) accettano di attuarla. E il fatto che siano tutti, la maggior parte o un certo numero di soggetti con determinate caratteristiche, ci introduce ancora una volta nell’ambito delle regole che definiscono la governance della blockchain.A prescindere comunque dal fatto che l’operazione sia autorizzata da tutti o da un determinato numero di partecipanti certamente la richiesta di transazione sarà accettata solo se i partecipanti concordano sulla sua legittimità. Questa verifica è consentita dal fatto che tutti i partecipanti possono controllare che la richiesta provenga da una persona autorizzata a svolgerla. Per tornare all’esempio precedente, tutti sono invitati a controllare che il venditore dell’immobile Y ne sia effettivamente il proprietario e non abbia venduto l’immobile. Nello stesso tempo, tutti sono invitati a controllare che chi si appresta ad acquistare l’immobile disponga effettivamente della somma necessaria e non l’abbia già utilizzata per altri acquisti. Ora la domanda è come avviene questo controllo? Possibile che tutti i partecipanti debbano effettuare controlli personali su ciascuna transazione? Con la blockchain, questi controlli vengono eseguiti in modo affidabile e automatico per conto di ciascun utente. Ogni operazione contribuisce a creare un sistema di Ledger rapido e sicuro che per il fatto di essere distribuito presso tutti i partecipanti (tutti i partecipanti hanno una copia di ciascuna operazione) è anche in grado di resistere a eventuali manomissioni.
Il Decentralized Ledger: l’archivio distribuito e decentralizzato
Il Grande Libro Mastro della blockchain
Ma torniamo alle transazioni. Ogni nuova transazione da registrare viene unita ad altre nuove transazioni e va a formare un “blocco”, che viene aggiunto come anello di una lunga “catena” di transazioni cronologiche. Ogni volta che si genera un blocco si allunga la catena. Questa catena va a comporre il grande Libro Mastro blockchain che è posseduto da tutti gli utenti.
Il ruolo dei Miner
Perché un nuovo blocco di transazioni sia aggiunto alla blockchain è necessario appunto che sia controllato, validato e crittografato. Solo con questo passaggio può poi diventare attivo ed essere aggiunto alla blockchain. Per effettuare questo passaggio, è necessario che ogni volta che viene composto un blocco venga risolto un complesso problema matematico che richiede un cospicuo impegno anche in termini di potenza e di capacità elaborativa. Questa operazione viene definita come “Mining” ed è svolta dai “Miner”.
Il lavoro del “Miner” è assolutamente fondamentale nell’economia della gestione delle blockchain. Chiunque può diventare un “Miner” e può competere per essere il primo a risolvere il complesso problema matematico legato alla creazione di ogni nuovo blocco di transazioni in modo valido e crittografato che possa essere aggiunto alla blockchain.
Il bitcoin mining alla base del funzionamento della blockchain
Trattandosi di un impegno importante, come detto con notevole dispendio di energie, il mining di criptovalute è un impegno che necessita di essere remunerato e incentivato. Nelle blockchain “Private” o Permissioned questo ruolo è svolto, in funzione della governance, dall’autorità che attiva la blockchain stessa.
Nelle blockchain Pubbliche o Permissionless, questo ruolo può essere svolto da qualsiasi partecipante alla blockchain e il Miner viene incentivato con delle forme di remunerazione che dipendono dal tipo di regole o governance definite da ciascuna blockchain.
Nella maggior parte dei casi, il primo Miner che crea un blocco valido e lo aggiunge alla catena viene ricompensato con la somma delle commissioni per le sue transazioni. Le commissioni fanno riferimento a valori unitari per ogni singola transazione, ma i blocchi vengono aggiunti regolarmente e possono contenere migliaia di transazioni dunque il valore del Miner può essere anche molto significativo. I Miner possono inoltre ricevere nuove valute create e messe in circolazione come meccanismo di inflazione, come ad esempio nel caso della Blockchain Bitcoin.
Ma torniamo al Libro Mastro. L’operazione che aggiunge un nuovo blocco alla catena aggiorna il Libro Mastro detenuto da tutti i partecipanti alla blockchain. Questi partecipanti accettano dunque un nuovo blocco nel momento in cui – grazie alla risoluzione del complesso problema matematico – è stata verificata la validità di tutte le sue transazioni.
Nel caso in cui il processo di verifica dovesse rilevare un errore, una anomalia, una discrepanza, il blocco viene rifiutato e tutti hanno visibilità del fatto che la transazione non è stata autorizzata. Diversamente, se tutte le transazioni sono validate, il blocco viene creato e aggiunto ed entrerà a far parte della blockchain (della catena) a tutti gli effetti come un record pubblico permanente e immutabile; nessun partecipante alla blockchain potrà cambiarlo o rimuoverlo.
L’immutabilità della blockchain
L’immutabilità è l’altro grandissimo valore della blockchain che ovviamente attiene anche alla sicurezza dei dati. E se torniamo all’esempio del “vecchio” Libro Mastro ci dobbiamo ricordare che per cambiare o danneggiare o distruggere un Central Ledger – Libro mastro centralizzato – è necessario violare l’autorità centrale che lo gestisce, nel caso della blockchain è invece impossibile in quanto sarebbe necessario violare tutte le copie del libro mastro possedute da tutti i partecipanti della blockchain e occorrerebbe farlo simultaneamente. Una operazione che è praticamente impossibile, anche se ovviamente occorre valutare la dimensione della blockchain in termini di partecipanti ovvero di nodi. Nello stesso tempo, non può nemmeno esistere un “falso Libro Mastro” in quanto tutti i partecipanti sono in possesso di una unica versione autentica che possono impugnare per un confronto e per la verifica. Ecco che arriviamo al concetto di Trust e di Fiducia. La fiducia e il controllo delle transazioni passano dall’autorità centrale a tutti i partecipanti. Le transazioni basate sulla blockchain non sono centralizzate e nascoste o “chiuse”, ma sono decentralizzate e trasparenti, aperte a tutti.
In questo caso, la blockchain è di tipo Permissionless, cioè “senza autorizzazioni” e non esiste nessuna autorità speciale che può negare l’autorizzazione a partecipare al controllo e all’aggiunta di transazioni.
Le blockchain che invece necessitano di autorizzazioni sono definite come Permissioned e definiscono delle governance che attribuiscono a uno specifico gruppo di operatori la gestione e l’autorità nel definire gli accessi, i controlli, le autorizzazioni e soprattutto la possibilità di aggiungere transazioni al Libro Mastro.Le blockchain Permissioned possono unire i valori di trasparenza, di immutabilità e di sicurezza delle blockchain garantendo a determinati soggetti come Banche, imprese e Pubbliche Amministrazioni la possibilità di un controllo, anche rilevante e sostanziale, sulle modalità di esecuzione delle transazioni.
Dai Ledger ai Distributed Ledger grazie alla blockchain
Ma vediamo meglio come si arriva alla blockchain. Dai primi Digital Ledger si assiste a una accelerazione a livello di innovazione grazie alla contemporanea disponibilità di due fattori abilitanti: la criptografia e lo sviluppo di algoritmi di controllo e verifica dei dati (le complesse operazioni matematiche di cui parlavamo prima) che aprono le porte a quelli che diventano i Distributed Ledger Technology.
Con i Distributed Ledger Technology si entra nell’ambito dei Database Distribuiti, ovvero di Ledger (Libri Mastro) che possono essere aggiornati, gestiti, controllati e coordinati appunto non più solo a livello centrale, ma in modo distribuito, da parte di tutti gli attori.
I presupposti per i Distributed Ledger Technology sono nella creazione di grandi network costituiti da una serie di partecipanti e ciascun partecipante è chiamato a gestire un nodo di questa rete. Ciascun nodo è autorizzato ad aggiornare i Distributed Ledger in modo indipendente dagli altri ma sotto il controllo consensuale degli altri nodi.
Gli aggiornamenti o records non sono più gestiti, come accadeva tradizionalmente, sotto il controllo rigoroso di una autorità centrale, ma sono invece creati e caricati da ciascun nodo in modo appunto indipendente. In questo modo, ogni partecipante è in grado di processare e controllare ogni transazione ma nello stesso tempo ogni singola transazione, ancorché gestita in autonomia, deve essere verificata, votata e approvata dalla maggioranza dei partecipanti alla rete. E qui arriviamo alla base del concetto di Distributed Ledger Technology ovvero al concetto di Consenso. L’autonomia di ciascun nodo è subordinata al raggiungimento di un consenso sulle operazioni che vengono svolte e solo con questo consenso sono poi autorizzate e attivate.
DLT: la centralità risiede nella regola del Consenso
I Distributed Ledger vengono aggiornati solo dopo aver ottenuto il consenso e ogni nodo viene aggiornato con l’ultima versione di ogni singola operazione di ciascun partecipante. Ogni operazione rimane poi in modo indelebile e immutabile su ogni singolo nodo.
In altre parole ciascun partecipante dispone di una copia – immutabile – di ciascuna operazione. Come si può notare si tratta di un bel cambiamento rispetto alle tradizionali logiche centralizzate, quando la verifica e l’autorizzazione erano centralizzate e quando lo stesso accesso a tutti gli archivi era gestito a livello centrale.
Questo modello di architettura permette di interpretare il database in senso molto più ampio rispetto al passato. Non possiamo più semplicemente parlare di Ledger come archivi, ma dobbiamo parlare di Distributed Ledger Technology come di un nuovo rapporto tra persone e informazioni.
Algoritmi e rete peer-to-peer alla base delle DLT
Le Distributed Ledger Technology che sono conosciute anche come Shared Ledger necessitano di una rete peer-to-peer e algoritmi in grado di gestire la raccolta del consenso e la approvazione di operazioni basate appunto sul raggiungimento di un consenso.
Sono i modelli di gestione del Consenso che determinano la differenza tra Distributed Ledger Technology di tipo Pubblico e di tipo Privato.
Va comunque precisato che non necessariamente tutti i Distributed Ledger fanno riferimento a catene di blocchi o blockchain allo scopo di gestire il consenso. la blockchain è una delle diverse possibilità di gestione del consenso utilizzate per applicare Distributed Ledger Technology.
Perché la blockchain è sicura: cosa sono Marca Temporale, Consenso e Timestamp?
Una delle caratteristiche più importanti della blockchain è la sicurezza. La Marca Temporale impedisce anche che l’operazione, una volta eseguita, venga alterata o annullata.
La caratteristica principale del modello, dunque, è che il funzionamento non è garantito da un ente centrale, ma ogni singola transazione è validata dall’interazione di tutti i nodi.
La Marca Temporale consente di associare una data e un’ora certe e legalmente valide a un documento informatico. In altre parole, la Marca Temporale consente di definire una validazione temporale che può essere opponibile a terzi.
Che cos’è una Marca Temporale
La Marca Temporale o Timestamp è costituita da una sequenza specifica di caratteri che identificano in modo univoco, indelebile e immutabile una data e/o un orario per fissare e accertare l’effettivo avvenimento di un certo evento. La rappresentazione della data è sviluppata in un formato che ne permette la comparazione con altre date e permette di stabilire e definire un ordine temporale. La pratica dell’applicazione di tale Marca Temporale è detta Timestamping.
Che cos’è il Timestamp o Timestamping?
La applicazione della Marca Temporale è un processo che viene definito come Timestamping ed è una delle basi di funzionamento della blockchain.
Che cos’è il Consenso Distribuito
Il processo di validazione della blockchain prevede una fase di verifica e di approvazione basata su risorse di calcolo che vengono messe a disposizione dai partecipanti alla blockchain e che sono finalizzate alla risoluzione di problemi complessi o puzzle crittografici e che permettono di disporre di un Consenso Distribuito e non più di un consenso basato su un intermediario terzo o su un ente o istituzione centralizzata. Coloro che partecipano alla risoluzione del problema e che dunque concorrono alla validazione del processo e della transazione sono chiamati Miner e il loro intervento, che necessita per essere svolto di importanti risorse, viene remunerato attraverso l’emissione di una moneta virtuale o cryptocurrency.
La logica che sta alla base di questo processo parte dal presupposto che per evitare rischi di frodi in particolare da parte di un “nodo” della blockchain è necessario creare degli ostacoli e delle complicazioni su tutto il processo di validazione. Nello specifico, ogni nodo che intende partecipare alla validazione deve anche risolvere un complesso problema nella forma di un puzzle crittografico. Il puzzle è concepito per mettere in competizione tutti i nodi e tutti contribuiscono alla risoluzione mettendo a disposizione la propria potenza di calcolo. Il nodo che riuscirà a risolvere il puzzle crittografico avrà il diritto di validare il blocco con la presentazione della Proof of Work che è anche la prova della soluzione del puzzle. Per questo impegno e per questo risultato, il nodo viene appunto remunerato con una Unità di valore che dipende dalla tipologia di blockchain.
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Va poi aggiungo che nelle blockchain i nodi non sono “pubblici”, ovvero non si conoscono fra loro e il Proof of Work rappresenta anche il modo per costruire un rapporto di “fiducia” basato sulla concreta collaborazione alla soluzione delle prove che devono essere validate.
Il cuore della blockchain: la soluzione del problema Double Spending
Le digital currency non arrivano con la blockchain, esperimenti e progetti di transazioni digitali con “monete” digitali ce ne state e ce ne sono tante, da ben prima dell’arrivo del white paper di Satoshi Nakamoto. Per tanti aspetti anche molto positivi e significativi. Tuttavia, tutti i progetti realizzati si scontravano contro il problema irrisolto del double spending, la prova più difficile.
Che cos’è il Double Spending?
Il digitale è per definizione duplicabile all’infinito a costi marginali. Il digitale ha aperto per intenderci l’era dell’economia Immateriale e ha le sue basi proprio sulla capacità di rendere disponibile un bene o servizio (un software, un brano musicale, un eBook) tanto ad un cliente quanto a milioni di clienti esattamente nella stessa identica forma a costi marginali infinitamente più bassi rispetto alle logiche del “mondo materiale“.
Un’opportunità strepitosa che, come ben noto, ha cambiato intere industrie ed è alla base del fenomeno della Digital Transformation, ma anche un limite non banale nel momento in cui si vuole avere la certezza che un determinato bene non sia poi duplicato al di fuori di determinate regole di business o etiche. Se si duplica un brano musicale o un applicativo si entra in un ordine di problemi che sono da tempo oggetto di dibattito, come etici e di business.
Se poi si duplica una moneta, ovvero se, con la stessa moneta, si ha la possibilità di pagare due o più volte per beni diversi, appare evidente che si tratta di un problema che mina alle basi qualsiasi tipo di relazione commerciale.
Il Double Spending è inteso come garanzia che uno stesso asset “monetario” digitale non possa essere utilizzato più volte per più acquisti, al pari di una qualsiasi moneta che “passando di mano” esplicita proprio con questo passaggio il trasferimento di un valore in cambio della merce o del servizio. Nelle “digital currency” tradizionali, questo compito è affidato alle banche che si occupano di “riconciliare” il trasferimento di valore dal nostro conto a quello di chi ci ha ceduto un bene con passaggi più o meno complessi in funzione del tipo di servizio di pagamento che abbiamo utilizzato. Nell’ambito del “pure digital”, il problema del Double Spending è stato affrontato con soluzioni che lavoravano sui temi del tracking e che raggiungevano determinati obiettivi ma esponevano a determinati rischi.
La soluzione del Double Spending con la Blockchain Bitcoin
La risoluzione del Double Spending, ovvero la capacità di impedire che una moneta possa essere usata due volte dalla stessa persona sia per acquistare un pasto sia per acquistare un viaggio, è una delle grandi intuizioni presenti nel white paper di Satoshi Nakamoto.
La risoluzione è sostanzialmente nella identità della moneta. La crittografia che accompagna il bitcoin e in generale le diverse declinazioni della blockchain permettono di gestire l’identità della cryptovaluta, con un suo specifico codice ID, un suo nome e cognome e una sua storia. Se Filippo acquista un pasto con la moneta A (ID: 754490). La transazione mette in archivio il passaggio della moneta A dal wallet di Filippo a quello di Paolo in cambio di un bene. Tutti i nodi della blockchain, tutti i partecipanti, saranno informati di questa transazione. Ma la moneta stessa, A, aggiungerà nel suo curriculum, che è servita per pagare un bene chiaramente identificato di una persona chiaramente identificata ceduto a una persona chiaramente identificata. La stessa moneta A (ID: 754490) si arricchirà di informazioni nel momento in cui Paolo la userà per altre transazioni e quando il beneficiario di questa nuova transazione a sua volta la utilizzerà per un nuovo acquisto. Filippo non potrà più disporre della moneta A (ID: 754490) e non potrà disporre nemmeno di una copia di quella “moneta“.
E’ come se le banconote che abbiamo nel portafoglio o quelle che abbiamo nel conto corrente online o quelle che stanno nella app gestita dai nostri wallet potessero parlare e potessero raccontare tutta la storia delle transazioni che hanno reso possibili.
A dispetto delle critiche che hanno accompagnato una prima fase della Blockchain Bitcoin accusata di essere utilizzata come piattaforma per pagamenti o finanziamenti illegali appare evidente che, una volta risolto il grande tema della identità dei partecipanti alla Blockchain (ovvero che Filippo, Paolo e Anna siano effettivamente i Filippo, Paolo e Anna registrati all’anagrafe con i loro nomi, cognomi e con tutti i dati che definiscono e determinano la nostra identità), la Blockchain Bitcoin piuttosto che altre criptocurrency sono quanto di più tracciabile e sicuro ci possa essere.
Ma cosa succede se sono i partecipanti della blockchain a “tentare” un Double Spending?
Poiché ogni nodo contiene le stesse informazioni degli altri e, in questo modo, conosce tutta la storia delle transazioni avvenute, così come tutti gli altri nodi, come si può essere certi che non siano validati blocchi che contengono transazioni mendaci?
Se ci fosse un nodo che, surrettiziamente, provasse (riuscendovi, ma va detto che è estremamente difficile) ad alterare la storia delle transazioni, inserendo una transazione falsa tale da ingenerare un problema circa la proprietà (o meglio circa il passaggio di una proprietà) dell’asset scambiato, si incorrerebbe appunto in una situazione di “Double Spending“.
Potrebbe darsi che l’asset trasferito da Paolo a Filippo, sia, un’istante dopo il trasferimento da Paolo, ri-attribuito a Paolo, grazie all’intervento di un nodo che, volontariamente cambia (in questo caso a discapito di Filippo) la storia di quella transazione. Solo nel momento in cui, magari anche dopo molto tempo, Filippo tentasse di trasferire ad altri l’asset che crede suo, si accorgerebbe che non è in realtà di sua proprietà. Per capire quanto sia improbabile e difficile questa eventualità, vediamo brevemente i passaggi che determinano questo tipo di transazioni.
Lo scambio in unità di Cryptocurrency è basato anche sulla lettura e controllo della lista delle transazioni compiute fino al momento in cui avviene la nuova transazione che nel nostro esempio corrisponde a un passaggio di proprietà di un bene.
La prova del passaggio della nuova proprietà viene creata grazie a una firma digitale della transazione stessa da parte dell’ultimo soggetto che ha scambiato Cryptocurrency legate a questa transazione. Il passaggio delle cryptocurrency da Paolo a Filippo sono “fissate” tramite un servizio di Timestamp (marcatura temporale) che comprime il blocco, unitamente al passaggio di proprietà del bene “pagato” con le cryptocurrency. Il blocco viene appunto timbrato e pubblicato con la compressione (hash). Ogni Timestamp a sua volta include il precedente nella propria hash, formando una catena (la blockchain) che è poi pubblica e condivisa. Con queste condizioni, diventa estremamente difficile alterare tutti i componenti di una transazione, ovvero creare le condizione perché possa accadere una situazione di Double Spending.
Se poi si sostituisce il concetto di curriculum associato a una moneta con il curriculum associato alla storia di una materia prima, ad esempio nel mondo del fashion o del food si può immaginare quali straordinarie potenzialità si aprono. Il chicco d’uva che può raccontare tutta la sua storia, dal momento in cui viene colto al momento in cui arriva sul tavolo del ristorante o nello scaffale del retailer. E se si pensa che tutti coloro che partecipano alla blockchain lo possono vedere e che la storia, una volta approvata è immutabile e accessibile a tutti, ci si rende conto che siamo davanti a una tecnologia che non porta solo a un cambiamento di performance, ma un cambiamento di paradigma. La blockchain non risolve solo il Double Spending ma tutta una serie di temi legati all’identità univoca e sicura.
Non a caso si dice che la blockchain è la nuova Internet, per la precisione si dice che dall’internet delle informazioni si passa all’Internet dei valori e delle transazioni.
Che cosa sono e che ruolo hanno i Token?
Che cos’è un token?
Un token è un asset digitale basato sulla blockchain che può essere scambiato tra due parti senza che sia necessaria l’azione di un intermediario. Un token può essere visto come un insieme di informazioni digitali che è in grado di conferire un diritto di proprietà ad un soggetto sull’insieme stesso di informazioni che sono registrate su una blockchain e che possono essere trasferite tramite un protocollo. Il token può eventualmente incorporare anche altri diritti addizionali che nel caso sono governati da un sistema di smart contracts. Uno dei primi esempi di token è rappresentato dal bitcoin, ma in poco tempo ne sono apparsi tanti altri, alcuni partendo proprio dall’esperienza del bitcoin stesso altri utilizzando nuovi modelli e nuovo codice come ad esempio la blockchain Ethereum. I token creati grazie a Ethereum hanno differenti attributi che permettono la gestione di smart contracts allo scopo di fissare in modo sempre più vincolante e sicuro l’accordo tra le parti.
Un esempio per capire come funzionano i token
Per capire cosa sono i token e come funzionano si può utilizzare l’esempio dei gettoni della SIP (la “vecchia” compagnia telefonica del passato). I gettoni telefonici servivano per ottenere un servizio molto concreto: la telefonata dalle cabine pubbliche. Il gettone era un token e aveva un valore di 50 lire. Una ICO è, per certi aspetti, si emette un token che serve per usufruire di un servizio. In questo modo la società ottiene delle risorse che può utilizzare senza contrarre nessun obbligo nei confronti di chi ha effettuato gli investimenti (differentemente dagli IPO, dove gli obblighi naturalmente ci sono) se non quello di rendere poi disponibile il servizio a chi sarà pronto a pagarlo con il proprio token, ovvero spendendo l’asset di valore che ha acquistato in fase di ICO.
Il vecchio gettone della SIP come il token può essere scambiato in ragione del suo valore intrinseco. Un gettone SIP aveva un valore riconosciuto di 50 Lire che i negozianti accettavano perché avevano la certezza di rimettere in circolazione quella “moneta” che di fatto era un asset di valore. Dunque il gettone nato per l’erogazione di un servizio (la telefonata dalle cabine pubbliche) era diventato un asset utilizzato anche per la gestione di piccole transazioni.
Se la società titolare del servizio e protagonista dell’emissione decideva, legittimamente, che il valore della telefonata non era più assimilabile a un gettone di 50 Lire bensì a un valore di 100 Lire e conseguentemente “aumentava” il valore del gettone ecco che chi aveva acquistato un certo numero di gettoni (non per un investimento ma in previsione di fare molte telefonate) si trovava ad avere lo stesso valore in termini di “quantità di servizi telefonici” ma un valore raddoppiato in termini di “asset di valore” da utilizzare “sul mercato” come “moneta” di scambio.
Il token delle ICO è un po’ come il gettone della SIP. Se chi lo emette promette di erogare un servizio che può essere acquistato grazie al token, si ritrova con un investimento fatto da soggetti che intendono utilizzare quel servizio o che credono nel valore di quel servizio al punto da acquisire tanti “gettoni” per utilizzarlo o per “venderli” ad altri che potranno utilizzarli. Se dietro al token non ci sono servizi il rischio è che si tratti solo di una nuova forma di investimento. Ecco che appare molto importante analizzare con attenzione tutte le varie forme di token.
Quali sono le diverse tipologie di Token
Esistono diverse tipologie di token determinate sia dal tipo di approccio tecnologico sia dal tipo di utilizzo. In particolare è importante focalizzare l’attenzione su tre diverse tipologie di token determinati dal tipo di diritti gestiti dai token stessi
Token di classe 1 – il token si presenta come una una vera e propria coin, non prevede nessuna controparte e può essere trasferito tramite transazioni su blockchain. Il toke è anche una garanzia della “non modificabilità” delle transazioni stesse. Si tratta di una tipologia di token che non conferisce diritti nei confronti di una controparte, ma ha la funzione di registrare un diritto di proprietà del token stesso o l’esistenza di un determinato soggetto/oggetto. Con questo tipo di token il proprietario non ha diritti ulteriori rispetto a quelli correlati alla proprietà del token stesso. Fanno parte della categoria dei Token di classi 1 i token di criptovalute come Bitcoin, BitcoinCash, Litecoin, etc.;
Token di classe 2 – in questo caso si tratta di token che sono in grado di conferire ai proprietari dei diritti che possono essere esercitati nei confronti del soggetto che ha generato i token o eventualmente nei confronti di terzi. Si tratta di token che dunque permettono di esercitare diritti verso delle controparti. In parole diverse si potrebbe dire che i token di classe 2 potrebbero essere definiti come una sorta di titoli di credito, ossia di “documenti” che (secondo l’art. 1992 c.c.) conferiscono al possessore “diritto alla prestazione in esso indicata verso presentazione del titolo”. Come nella realtà quotidiana possono essere i titoli obbligazionari o di prestito, i titoli di partecipazione,i titoli rappresentativi di merci e documenti di legittimazione. Ma per meglio comprendere di cosa si tratta citiamo gli esempi di
Token per smart contract relativi alla gestione di pagamenti futuri – con il conferimento di un diritto a ricevere dei pagamenti futuri, sulla base di determinate condizioni stabilite a livello contrattuale che il token è chiamato a gestire in modo “automatico”;
Token come asset – in questo caso il token rappresenta una sorta di diritto di proprietà di un determinato asset (sia materiale sia immateriale) e ad esempio potrebbe anche rappresentare quote di partecipazione dell’entità giuridica emittente o di entità terze.
Token utilizzati per pagamenti “standardizzati” – in cui una persona vanta il diritto di ricevere un pagamento per un importo specifico ben definito;
Token per la gestione di prestazione di servizi – in questa circostanza il titolare del token vanta il diritto di ricevere una determinata prestazione o nel caso anche un bene dal soggetto emettitore o da un terzo che abbia sottoscritto un accordo commerciale. Si tratta ad esempio di token che regolano l’accesso a infrastrutture informatiche, all’erogazione di servizi e che possono anche avere le caratteristiche di una criptovaluta nativa.
Token di classe 3 – Si tratta in questo caso di token che possono svolgere una funzione mista. Sono token che rappresentano diritti di comproprietà ovvero che rappresentano una proprietà ma conferiscono anche diritti diversi, come ad esempio il diritto di voto, o diritti di tipo economico per i rappresentanti legali o o soci di una società, etc. In questa tipologia di token il titolare non ha un diritto esercitabile direttamente verso l’emittente del titolo o verso un terzo.
Che cos’è la Tokenizzazione+ e cosa sono i Token Etichettati
Accanto alla Tokenizzazione si è sviluppata anche una modalità definita come Tokenizzazione+ basat sui cosiddetti Token Etichettati. La emissione e la gestione di ‘Token etichettati’ o Token+ o anche Labelled Token (LB) è una procedura che associa ai Token una serie di metada per i quali lo scambio è condotto su un mercato secondario, tramite Smart Contracts su blockchain Ethereum Mainnet.
La Tokenizzazione+ è una evoluzione tanto dell’ ICO quanto dell’ITO (Initial Coin Offering, Initial Token Offering) e viene utilizzata in molti progetti internazionali.
Quali sono i vantaggi dei Token+
Rispetto al Token “tradizionale”, il Token+ presenta cinque grandi vantaggi
è singolarmente e univocamente etichettato ed è dotato di metadati associati;
non è frazionabile;
‘esiste’ in forma digitale sulla blockchain;
può essere seguito anche singolarmente nel suo percorso/storia di ‘catena di proprietà’;
può essere gestito con modalità diverse per singola etichetta in funzione del significato/valore dei
Dove viene utilizzata la Tokenizzazione+
La Tokenizzazione+ può essere utilizzata come strumento di finanziamento nelle diverse fasi dello sviluppo d’Impresa, dal Seed al Serie C/Tech growth e può essere utilizzata anche in alternativa o in affiancamento ad altri strumenti quali VC, Mercato Azionario, Business Angel, Fondi, Banche.
In particolare la Tokenizzazione+ può essere indirizzata a quattro ambiti precisi, dove la gestione degli smart conctract non è in contrasto con quanto previsto dalla giurisdizione vigente:
Progetti di Business innovativi basati su blockchain
Progetti di Business innovativi NON basati su blockchain
Progetti di Business NON innovativi
Beni materiali (Immobili, opere d’arte ecc) o immateriali e servizi (esempio Software, famiglie di elementi digitali collezionabili) di qualsiasi natura.
Va detto, che esattamente come per i Coin/Token ‘tradizionali’ nei vari Paesi sono attualmente in corso analisi e studi per definire la regolamentazione da applicare caso per caso, anche per i Token+ è necessaria una analoga fase di disamina, per comprendere quali siano i vantaggi correlati alla presenza della Label, vale a dire dell’etichetta, e come usare i metadati in conformità alle norme in materia di privacy, protezione dell’investitore o consumatore, antiriciclaggio, identità (KYC).
Le logiche di funzionamento della blockchain
Il modello si basa sulla combinazione tra firma digitale e Marca Temporale (Timestamp): la prima garantisce che mittente e destinatario di un qualsiasi tipo di messaggio (ad esempio la transazione nel mondo dei pagamenti) siano identificati in modo certo, il secondo permette che un insieme di messaggi, validato con la Marca Temporale da parte di un nodo scelto casualmente da un robusto modello matematico, venga comunicato e scritto nel registro di tutti gli altri nodi della rete e reso irreversibile.
Tutte le operazioni, nel caso di Bitcoin, sono confermate dalla rete entro dieci minuti (ma sono stati per esempio sviluppati anche protocolli più rapidi, come quello di Litecoin), attraverso il processo di consenso distribuito detto “Mining”. In pratica la correttezza del blocco di operazioni immesse nella rete viene verificata dai computer dei partecipanti al network confrontandolo con la versione più aggiornata della blockchain. Il primo nodo che ottiene semaforo verde lo comunica a tutti gli altri, che provvedono a convalidare il blocco aggiornando la blockchain. In questo modo si preservano al tempo stesso l’ordine cronologico delle operazioni e la neutralità della rete.
Quali sono le caratteristiche principali della blockchain? Vediamole insieme:
Affidabilità: la blockchain è affidabile. Non essendo governata dal centro, ma dando a tutti i partecipanti diretti una parte di controllo dell’intera catena, la blockchain diventa un sistema meno centralizzato, meno governabile, e allo stesso tempo molto più sicuro e affidabile, ad esempio da attacchi di malintenzionati. Se infatti soltanto uno dei nodi della catena subisce un attacco e si danneggia, tutti gli altri nodi del database distribuito continueranno comunque a essere attivi e operativi, saldando la catena e non perdendo in questo modo informazioni importanti.
Trasparenza: le transazioni effettuate attraverso la blockchain sono visibili a tutti i partecipanti, garantendo così trasparenza nelle operazioni.
Convenienza: effettuare transazioni attraverso la blockchain è conveniente per tutti i partecipanti, in quanto vengono meno interlocutori di terze parti, necessari in tutte le transazioni convenzionali che avvengono tra due o più parti (ovvero le banche e altri enti simili).
Solidità: le informazioni già inserite nella blockchain non possono essere modificate in alcun modo. In questo modo le informazioni contenute nella blockchain sono tutte più solide e attendibili, proprio per il fatto che non si possono alterare e quindi restano così come sono state inserite la prima volta.
Irrevocabilità: con la blockchain è possibile effettuare transazioni irrevocabili, e allo stesso tempo più facilmente tracciabili. In questo modo si garantisce che le transazioni siano definitive, senza alcuna possibilità di essere modificate o annullate.
Digitalità: con la blockchain tutto diventa virtuale. Grazie alla digitalizzazione, gli ambiti applicativi di questa nuova tecnologia diventano tantissimi.
Cosa sono le Permissionless Ledger e le Permissioned Ledger
Per comprendere al meglio gli ambiti di utilizzo delle Distributed Ledger Technology occorre conoscere anche le Permissionless Ledger (blockchain Pubbliche) e le Permissioned Ledger (blockchain Private).
Permissionless o Permissioned Ledger
Le Permissionless Ledger di cui l’esempio più famoso e diffuso è rappresentato dalla Blockchain Bitcoin, sono aperte, non hanno una “proprietà” o un attore di riferimento e sono concepite per non essere controllate.
L’obiettivo delle Permissioneless Ledger è quello di permettere a ciascuno di contribuire all’aggiornamento dei dati sul Ledger e di disporre, in qualità di partecipante, di tutte le copie immutabili di tutte le operazioni. Ovvero di disporre di tutte le copie identiche di tutto quanto viene approvato grazie al consenso. Questo modello di blockchain impedisce ogni forma di censura, nessuno è nella condizione di impedire che una transazione possa avvenire e che possa essere aggiunta al Ledger una volta che ha conquistato il consenso necessario tra tutti i nodi (partecipanti) alla blockchain.
Le Permissionless Ledger possono essere utilizzate come database globale per tutti quei documenti che hanno la necessità di essere assolutamente immutabili nel tempo a meno di aggiornamenti che richiedono la massima sicurezza in termini di consenso, come ad esempio i contratti di proprietà o i testamenti.
Le Permissioned Ledger: più vicine alle esigenze delle imprese
Le Permissioned Ledger possono invece essere controllate e dunque possono avere una “proprietà”. Quando un nuovo dato o record viene aggiunto il sistema di approvazione non è vincolato alla maggioranza dei partecipanti alla blockchain bensì a un numero limitato di attori che sono definibili come Trusted. Questo tipo di blockchain possono essere utilizzate da istituzioni, grandi imprese che devono gestire filiere con una serie di attori, imprese che devono gestire fornitori e subfornitori, banche, società di servizi, operatori nell’ambito del Retail. In questo caso le Permissioned Ledger rispondono alle necessità di un aggiornamento diffuso su più attori che possono operare in modo indipendente, ma con un controllo limitato a coloro che sono autorizzati. Le Permissioned Ledger permettono poi di definire speciali regole per l’accesso e la visibilità di tutti i dati. In altre parole le Permissioned Ledger introducono nella blockchain un concetto di Governance e di definizione di regole di comportamento. Tecnicamente le Permissioned Ledger sono anche più performanti e veloci delle Permissionless Ledger.
Quando si è iniziato a parlare di Smart Contract o di Contratti Intelligenti il primo pensiero e la prima semplificazione è stata quella di considerarli come una minaccia al lavoro di avvocati e notai. Ma non è affatto vero che la blockchain o meglio, una delle dimensioni della blockchain come gli Smart Contract sia destinata a mettere in discussione il lavoro degli studi legali o notarili. Certamente, come tutte le trasformazioni, imporrà un cambiamento, e certamente a queste figure professionali verrà chiesto di rivedere il proprio ruolo nella realizzazione di forme contrattuali fortemente innovative.
Ma per capire che tipo di cambiamento arriverà o sta arrivando con gli Smart Contract e quali settori saranno prima di altri interessati è importante capire di cosa si tratta.
Permissioned e Permissionless blockchain: le regole per l’Accesso e il Controllo
Quali sono gli elementi fondamentali per la attuazione delle Private o Permissioned blockchain
Nelle Private o Permissioned blockchain valgono tre grandi elementi
Infrastruttura
Ecosistema
Applicazioni
Governance
Il ruolo dell’infrastruttura nelle Private o Permissioned blockchain
Le blockchain private devono poter contare su reti private o chiuse affidabili e ampiamente testate. La sicurezza di queste soluzioni è direttamente legata alla capacità di garantire la impenetrabilità della reta da parte di soggetti che non siano autorizzati. L’infrastruttura è costituita da reti e da nodi.
Cosa significa creare un ecosistema per le blockchain private
Le blockchain Private o Permissioned sono popolate da una serie di attori che devono condividere in modo rigoroso gli stessi valori e le stesse regole. Il principi vale anche per le imprese che sono chiamate a fornire servizi di Private blockchain sia a livello di infrastruttura, di sviluppo di applicazioni e di servizi. Tutti gli attori sono chiamati a dare vita a un ecosistema, ovvero a condividere anche in tutte le attività di progettazione, sviluppo, gestione della Private blockchain le regole di Governance che poi vanno attuate con le imprese che utilizzeranno la blockchain.
Lo sviluppo di applicazioni per le blockchain private
Le imprese di sviluppo, le software house, i system integrator o gli application provider che creano soluzioni per le blockchain Private sono chiamati a lavorare in forma di partnership rigorosamente stretta e controllata con i fornitori di infrastrutture. La componente applicativa nelle blockchain Private è strettamente legata alle logiche tecnologiche e di Governance definite dalle imprese concentrare sull’infrastruttura.
La Governance nelle Private blockchain
La blockchain Privata o Permissioned è basata prima di tutto e soprattutto su un insieme di regole condivise da tutti gli attori. Le regole sono parte stessa dello sviluppo e per attuare una blockchain Privata è necessariamente lavorare in fase di ideazione e progettazione sia sull’Infrastruttura, sia sulle logiche applicative. La Governance è parte integrante del processo progettuale e rappresenta la base sulla quale vengono poi attuate le attività di produzione come un insieme di regole che permettono prima di tutto di garantire l’assoluta sicurezza della blockchain per tutti gli attori e naturalmente il raggiungimento degli obiettivi di business delle imprese e delle organizzazione che saranno chiamate a utilizzarla.
Permissionless e Permissioned blockchain: Vantaggi e Svantaggi
Che cosa sono i Fork
I Fork sono strumenti utilizzati dal network blockchain per migliorare le performance della blockchain e per gestire il protocollo. Si dividono in Soft Fork e Hard Fork.
Soft Fork
Il Soft Fork si realizza e si attua dando vita a una versione aggiornata del protocollo blockchain compatibile con le versioni precedenti. Il Soft Fork mette in atto un cambiamento reversibile che consente la partecipazione alla rete blockchain anche a tutti quei nodi che per varie ragioni decidono di non effettuare l’aggiornamento.
Hard Fork
L’Hard Fork prevede un cambiamentoirreversibile e impone ai partecipanti alla blockchain di effettuare obbligatoriamente l’aggiornamento. Con gli Hard Fork vengono create nuove criptomonete come sono state ad esempio in passato i casi di Bitcoin Cash o prima ancora Zcash e Litecoin.
Hard Fork Planned o Contentious
Gli Hard Fork possono essere di tipo Planned, ovvero pianificati e programmati, o di tipo Contentious, ovvero che non riescono a trovare il consenso della comunità.
Nel caso degli Hard Fork Contentious, il cambiamento proposto al protocollo non trova un accordo all’interno della community e con l’Hard Fork si arriva a una forma di scissione della blockchain. Gli Hard Fork Contentious portano alla creazione di una nuova moneta.
Nel caso di Hard Fork Planned il cambiamento del protocollo è pianificato e il passaggio viene approvato dai partecipanti alla community. L’Hard Fork Planned non conduce allo sdoppiamento della blockchain e le regole vengono aggiornate in forma di continuità.
Perché si arriva a un Fork?
Le ragioni che possono portare a un Hard Fork sono diverse ma possono essere sintetizzate in alcuni punti:
La scalabilità della Rete blockchain
Uno dei temi che conduce la comunità dei partecipante alla blockchain ad affrontare un fork è quello della scalabilità. Nel caso ad esempio della Rete blockchain la base di partenza è una blockchain nata per processare le transazioni ogni dieci minuti. Un tempo strettamente correlato alla quantità delle transazioni e al numero dei partecipanti. Nella seconda metà del 2017 si è registrato un aumento esponenziale delle registrazioni in ragione di una fortissimo aumento nella diffusione della valuta. Questa “domanda” si è anche tradotta in un rallentamento nei tempi di consolidamento di elaborazione consolidamento dei blocchi sulla blockchain. E arriviamo ai Fork ovvero al tema della divisione tra la famiglia degli sviluppatori che da una parte desiderano mantenere la struttura tradizionale della blockchain e gli sviluppatori che, invece, desiderano aumentare il volume dei blocchi e delle transazioni, cercando di rendere quindi più rapide le registrazioni. Tale contrapposizione ha generato alcuni fork della blockchain e la nascita di nuove valute virtuali originate da blockchain Bitcoin (come ad esempio Bitcoin Cash e Bitcoin Gold).
Rischio di indebolire il Trust
Ma non si deve dimenticare che ogni nuova separazione della blockchain determina anche il rischio di un possibile accentramento nella gestione della blockchain stessa e quindi di indebolimento del meccanismo di trust, ovvero una fiducia che è direttamente proporzionale al numero di partecipanti della blockchain.
Garantire una gestione democratica della blockchain
Se si parte dal presupposto che, per i Miner, le probabilità di vincere la Proof of Work sono direttamente proporzionali alla capacità di calcolo di cui si dispone, si nota che la blockchain Bitcoin è esposta un rischio di squilibrio in favore di coloro che possono disporre di maggior potenza di calcolo o, per altri aspetti, possono accedere a maggior capacità di calcolo a costi più accessibili. In questi casi gli interventi di correzione hanno ad esempio lo scopo di definire innovazioni a livello di protocollo che permettano di abbassare il peso dell’importanza della capacità di calcolo nella risoluzione dei Proof of Work, ovvero cercando di ridurre i rischi di concentrazione dei Miner.
Migliorare performance e scalabilità
Il tema delle performance e della scalabilità accompagna da sempre lo sviluppo della blockchain. La capacità di processare transazioni di Bitcoin si confronta dei limiti temporali dell’ordine di meno di 10 transazioni al secondo. Uno dei temi della community è proprio quello di disporre di un protocollo che possa migliorare queste performance. Una delle “strade” è quella di aumentare le dimensioni del blocco, ovvero di raddoppiare la quantità di transazioni presenti in ciascun block.
Migliorare la governance della Rete
Gli interventi sul protocollo blockchain hanno anche lo scopo di gestire l’ecosistema blockchain ovvero l’insieme di regole ed equilibri che stanno alla base della vista stessa della blockchain. Uno dei temi è nella gestione stessa dei Fork e per la precisione degli Hard Fork che portando la community ad affrontare delle vere e proprie scissioni pone un tema di protezione del valore complessivo dell’ecosistema e, direttamente, anche un tema di regole condivise, di governance distribuita e condivisa per la Bitcoin.
Smart Contract e blockchain
Gli Smart Contract sono stati oggetto di sperimentazione già negli anni ’90 quando le tecnologie hanno permesso di attuare forme di sperimentazione di Smart Contract, ma l’idea di Contratto Intelligente risale in realtà alla metà degli Anni ’70. All’epoca l’esigenza era molto semplice e atteneva alla necessità di gestire la attivazione o disattivazione di una licenza software in funzione di alcune condizioni molto semplici. La licenza di determinati software venne di fatto gestita da una chiave digitale che permetteva il funzionamento del software se il cliente aveva pagato la licenza e ne cessava il funzionamento alla data di scadenza del contratto.
Un contratto automatico che si attiva a determinate condizioni
Lo Smart Contract ha bisogno di un supporto legale per la sua stesura, ma non ne ha bisogno per la sua verifica e per la sua attivazione. Lo Smart Contract fa riferimento a degli standard di comportamento e di accesso a determinati servizi e viene messo a disposizione, accettato e implementato anche come forma di sviluppo di servizi tradizionali. Uno Smart Contract è la “traduzione” o “trasposizione” in codice di un contratto in modo da verificare in automatico l’avverarsi di determinate condizioni (controllo di dati di base del contratto) e di autoeseguire in automatico azioni (o dare disposizione affinché si possano eseguire determinate azioni) nel momento in cui le condizioni determinate tra le parti sono raggiunte e verificate. In altre parole lo Smart Contract è basato su un codice che “legge” sia le clausole che sono state concordate sia la condizioni operative nelle quali devono verificarsi le condizioni concordate e si autoesegue automaticamente nel momento in cui i dati riferiti alle situazioni reali corrispondono ai dati riferiti alle condizioni e alle clausole concordate.
Perché gli Smart Contract hanno bisogno di Big Data e Data Science
E proprio perché l’assenza di un intervento umano corrisponde anche all’assenza di un contributo interpretativo lo Smart Contract deve essere basato su descrizioni estremamente precise per tutte le circostanze, tutte le condizioni e tutte le situazioni che devono essere considerate. Ecco che la gestione dei dati e dei Big Data in particolare diventa un fattore critico essenziale per stabilire la qualità dello Smart Contract.
Nello stesso tempo per gli Smart Contract è fondamentale definire in modo estremamente preciso le fonti di dati alle quali il contratto è chiamato ad attenersi. Gli Smart Contract sono chiamati a ricevere dati e informazioni da soggetti che vengono definite e certificate dalle parti nel contratto stesso e che devono essere individuate, controllate lette e interpretate dallo Smart Contract sulla base di precise regole che a loro volta rappresentano una delle parti più rilevanti e strategiche del contratto che determinano ovviamente l’output finale.
Smart Contract come esecuzione di un codice
E qui viene il punto più rilevante relativo alle differenze sostanziali tra contratto tradizionale e Smart Contract. Lo Smart Contract è di fatto “figlio” dell’esecuzione di un codice da parte di un computer. È un programma che elabora in modo deterministico (con identici risultati a fronte di identiche condizioni) le informazioni che vengono raccolte. In altre parole se gli input sono gli stessi i risultati saranno identici. Questo punto è estremamente rilevante perché se da una parte rappresenta una certezza e una sicurezza in quanto garantisce alle parti una assoluta “certezza di giudizio oggettivo” escludendo qualsiasi forma di interpretazione, dall’altra sposta sul codice, sulla programmazione, sullo sviluppo il peso e la responsabilità o anche il potere di decidere.
Ai contraenti spetta il compito di definire condizioni, clausole, modalità e regole di controllo e azione, ma una volta che il loro contratto è diventato codice e dunque uno Smart Contract e i contraenti lo accettano ecco che gli effetti non dipendono più dalla loro volontà.
Smart Contract: le Assicurazioni premiano l’adozione dell’IoT sulle vetture
Un esempio viene dal mondo delle assicurazioni per autoveicoli che sulla base di dati rilevati grazie ad apparecchiature Internet of Things a bordo delle vetture sono in grado di fornire dati sul comportamento del conducente che possono influire e creare determinate condizioni che attivano o disattivano clausole di vantaggio o svantaggio. Ad esempio il superamento di limiti di velocità determinati dal contratto possono essere lette come condizioni di maggior pericolo e determinare un cambiamento contrattuale delle condizioni applicate ad esempio nel valore del premio assicurativo. Un altro esempio arriva dal mondo dei media dove con i Digital Rights Management viene gestita la erogazione e l’accesso a determinati servizi multimediali.
Il ruolo del legale e dello sviluppatore
Se lo Smart Contract è chiamato a fare bene il suo lavoro, deve fornire una serie di garanzie a tutte le parti coinvolte e primariamente a questo punto della nostra analisi lo Smart Contract deve garantire che il codice con cui è stato scritto non possa essere modificato, che le fonti di dati che determinano le condizioni di applicazione siano certificati e affidabili, che le modalità di lettura e controllo di queste fonti sia a sua volta certificato. Lo Smart Contract deve essere preciso sia nella sua stesura sia nella gestione delle regole che ne determinano l’applicazione e delle regole che devono governarne le eventuali anomalie.
Semantica e Smart Contract
Abbiamo visto che il concetto e la funzione di contratto automatico arriva da lontano, ovvero da quando Nick Szabo iniziò a lavorare sul principio dell’automazione di funzioni contrattuali. Gli Smart Contract così come li conosciamo oggi hanno bisogno della blockhain per garantire quel “trust” nei rapporti tra le varie parti che non arriva più da una “terza parte” centralizzata, ma dalla comunità stessa dei partecipanti alla Rete. Tutti però hanno bisogno di conoscenza, ovvero di modelli di sviluppo che permettano a questo strumenti di automatizzare le relazioni tra le diverse parti per aumentare la capacità di conoscere i significati e per ridurre costantemente i rischi di errore o di “cattiva interpretazione”.
Ecco che in questo senso uno degli orizzonti più importanti arriva dall’unione della ricerca tra il mondo della blockchain e quello della semantica che aiuta i sistemi ad avvicinare in modo sempre più preciso la comprensione dei “significati”. Grazie alle soluzioni per il meta-learning applicate al settore degli smart contract si avvicinano Intelligenza Artificiale, machine Learning e blockchain.
Da contratto intelligente a contratto semantico
In questo modo il concetto di “contratto automatico” passa dal livello di automatismo intelligente alla forma di contratto semantico, ovvero assume la forma di automatismo programmato per apprendere e per modificare il proprio comportamento in funzione delle nozioni acquisite.
Grazie a questa soluzione gli Smart Contract possono ridurre le possibilità di errori e possono aumentare nel contempo la conoscenza dei contenuti da parte dei sistemi e con questo modificare il modo in cui vengono preparati e scritti i contratti stessi per arrivare a nuove forme automatizzate di scrittura basate proprio sui principi di apprendimento semantico.
“La catena di Sant’Antonio” dei Bitcoin
Nell’economia delle crittovalute, i Miner (gli utenti che mettono a disposizione del network le risorse computazionali per elaborare i blocchi) vengono ricompensati in Bitcoin. Ed è questo, insieme ad altri elementi, uno dei motivi per cui il sistema, così come è stato concepito otto anni fa, comincia a vacillare. Dopo un paio d’anni di montagne russe sul valore di scambio (che ha oscillato da 200 a oltre mille dollari per unità), sperimentazioni nei campus universitari, tentativi di inserimento in borsa e decine di scandali che hanno comunque calamitato l’attenzione dei media, Mike Hearn, sviluppatore della tecnologia e tra i più accesi sostenitori di Bitcoin, ha pubblicamente decretato il fallimento del progetto.«Doveva essere una nuova forma di valuta decentralizzata, priva di istituzioni di sistema e troppo grande per fallire. Ma è diventato qualcosa di ancora peggiore: un meccanismo completamente controllato da poche persone», ha scritto Hearn in un post con cui annunciava di aver venduto tutti i suoi Bitcoin. «Nel giro di soli otto mesi la community, da aperta e trasparente che era, è diventata un luogo dominato da una censura dilagante, con bitcoiner che attaccano altri bitcoiner. Bitcoin non ha futuro in quanto è controllata da meno di dieci persone».
Cosa sono e come funzionano i Bitcoin
Come già detto, l’applicazione, ad oggi, più utilizzata per la Blockchain (e che ha reso la Blockchain famosa nel mondo) è il sistema dei Bitcoin. Bitcoin può essere considerata una nuova valuta, anzi come viene definita una criptovaluta.
Ma come funziona Bitcoin? La pagina ufficiale dà una spiegazione molto chiara. Vediamo nel dettaglio, e in maniera semplificata, come funzionano i Bitcoin.
Per iniziare a utilizzare la valuta Bitcoin come moneta di scambio, è sufficiente installare sul proprio dispositivo (cellulare, desktop, hardware o web) un’applicazione per il portafoglio Bitcoin. In pratica, una volta che il portafoglio Bitcoin è stato installato, verrà generato un primo indirizzo Bitcoin, che può essere condiviso con chiunque, per permettergli di inviare del denaro a tale indirizzo, quindi all’utente che ha installato il portafoglio Bitcoin e condiviso il proprio indirizzo Bitcoin. In teoria questo indirizzo andrebbe utilizzato una sola volta, ma può anche essere utilizzato più volte.
Tutto il sistema dei Bitcoin, come visto, si basa sulla tecnologia della blockchain. In pratica tutte le transazioni confermate sono salvate nella Blockchain, e tramite il proprio portafoglio si può verificare quanti altri Bitcoin si hanno a disposizione per poter effettuare transazioni. Tutto il sistema è protetto da crittografia, in modo da essere sicuro contro gli attacchi informatici.
La chiave privata
Il denaro viene trasferito tra due portafogli Bitcoin, e la transazione viene protetta da una chiave privata, ovvero una firma attraverso la quale si firmano le transazioni, e che quindi permette di garantire che il denaro trasferito sia effettivamente della persona che ha effettuato la transazione, e che nessuno modifichi questa transazione, rendendo la transazione sicura. Per maggiori informazioni su come funzionano i Bitcoin ci sono alcuni documenti ufficiali quali la documentazione per sviluppatori e il wiki di Bitcoin.
I Bitcoin, pur essendo virtuali,non mostrano sostanziali differenze rispetto alle monete tradizionali. Essi infatti non rappresentano nulla nel mondo fisico, ma hanno valore per il semplice fatto che le persone accettano di scambiarli con beni/servizi, allo scopo di averne un numero sempre maggiore sul loro conto, convinti che anche le altre persone facciano lo stesso. La vera rivoluzione dei bitcoin sta nell’aver costruito un sistema di controllo – denominato Blockchain – che, a detta di molti, potrà generare nuovi paradigmi disruptive per il mondo finanziario e non.
Come funziona Bitcoin
A differenza delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale, ma poggia su un database distribuito, dove tutti i nodi della rete che vogliono contribuire al sistema, tengono traccia delle singole transazioni in esso avvenute.
I Bitcoin, sostanzialmente, non sono che file, che ogni utente della rete può salvare in un proprio wallet digitale (residente sul proprio PC o su sistemi che emulano il servizio delle banche tradizionali). Ogni “indirizzo bitcoin” presente nel wallet (vedi quadrati rossi nella figura successiva) può essere associato a un numero variabile di Bitcoin. Generalmente, per facilitare l’anonimato e rendere meno complicate le transazioni, ognuna di queste è gestita tramite la generazione di un nuovo indirizzo in cui ricevere la valuta. Ad ogni indirizzo (chiave pubblica), viene associato l’equivalente di una firma digitale (chiave privata), utile per assicurarsi che solo il proprietario di un certo indirizzo possa avviare una transazione ed esso legata.
Proviamo a semplificare il funzionamento del Bitcoin
Se guardiamo il protocollo Bitcoin, una transazione può essere letta come la dichiarazione di un utente di ridurre la sua quota di Bitcoin e di aumentare quella di un secondo utente di un ugual valore. Nel momento in cui si gestisce una transazione, ogni nodo della rete che partecipa al sistema aggiorna il registro, trasferendo l’informazione al nodo successivo.
Dal punto di vista strettamente operativo, l’utente (X) predispone un indirizzo (nella forma di chiave pubblica), in cui ricevere la nuova transazione, mentre il secondo utente (Y) individua uno dei suoi indirizzi (che va a indicare un quantitativo specifico di Bitcoin) e fa partire la transazione. La transazione vede il secondo utente (Y) aggiungere la chiave pubblica predisposta dal primo (X) al suo indirizzo, che andrà unita alla chiave privata nel ruolo di firma digitale predisposta per verificare tutti i presupposti della transazione.
Come si tiene traccia delle transazioni
In nessun nodo della rete viene tenuta traccia del saldo dei conti delle singole persone. La proprietà di una certa quota di Bitcoin è dimostrata da tutte le precedenti transazioni legate alle singole monete. Ogni transazione è di fatto composta da una serie di input (ognuno fa riferimento a un indirizzo Bitcoin) che sono appunto correlati a transazioni passate.
Per trasferire 10 bitcoin da un utente (X) ad un altro (Y) occorre procedere in questo modo
un input che indica un numero maggiore di Bitcoin. In questo caso, verranno ordinate alla rete due diverse transazioni: la prima che fa spostare dall’utente X all’utente Y tutta la cifra legata all’input (es. 20 Bitcoin), la seconda che, sostanzialmente, va a pareggiare con un calcolo del “resto” il valore al utente (es. 10 Bitcoin da Y verso X)
due o più input (ad esempio, due input rispettivamente da 6 e 4 Bitcoin), che unitamente (somma) rappresentano perfettamente il totale della transazione
In particolare poi i nodi della rete che verificano una transazione esercitano un controllo degli input associati, con lo scopo di validare la proprietà delle somme. Il controllo verifica fino alla prima transazione Bitcoin avvenuta. Per rendere possibile questa operazione, in fase di installazione di un Wallet Bitcoin, viene scaricato lo storico complessivo di tutte le operazioni svolte, che vengono immediatamente elaborate per verificarne l’autenticità e che danno vita a una operazione che può richiedere diverse ore per un controllo completo.
La sicurezza del Bitcoin
Bitcoin garantisce sicurezza ai suoi utilizzatori sfruttando:
Il controllo tramite la Chiave privata: che permette di assicurarsi che solo il reale proprietario di un certo quantitativo di Bitcoin possa creare una transazione legata a quel Bitcoin
Il controllo legato agli Input pregressi: che sono a loro volta utilizzati per accertare che il mittente abbia veramente il numero di Bitcoin necessari per sostenere la transazione
Il rischio di vulnerabilità in termini di sicurezza
Nonostante gli accorgimenti descritti, c’è il rischio di una possibile vulnerabilità a livello di sicurezza, in particolare legata all’ordine delle transazioni. Lanciando due transazioni – nel caso dovessero essere tra loro potenzialmente in contrasto, perché legate allo stesso input -, queste potrebbero essere trasferite nella rete in modo casuale. In questa circostanza, un nodo, che avesse già ricevuto la seconda transazione creata, riceverebbe anche la prima, con rischio di ambiguità non risolvibile.
Le SideChain o Second Level Chain
Il tema della sicurezza della blockchain e della gestione della governance delle transazioni sulla blockchain è da tempo al centro dell’attenzione. Le Permissionless blockchain hanno una serie di vantaggi che si stanno consolidando nel tempo mentre le permissioned blockchain rispondono in modo efficiente a una serie di requirements ma con una serie di “rinunce” rispetto al “paradigma blockchain”. La ricerca di un compromesso tra le due visioni ha portato alla sperimentazione e allo sviluppo del modello SideChain o Second Level Chain. Si tratta di una soluzione che permette di attuare una sorta di secondo livello di “scambio” off the chain, ovvero “al di fuori dalla blockchain principale”.
Grazie alle SideChain si attiva un meccanismo che permette di gestire le transazione o lo scambio di token o altri asset digitali al di fuori della blockchain che li ha generati, ad esempio in una altra e diversa blockchain (private blockchain). Asset e Token che possono poi essere riportati sulla blockchain originale quando necessario. Le Sidechain possono in questo modo recuperare determinate forme di “sicurezza e di governance” non praticabili nel mondo delle public blockchain in alre blockchain di “appoggio” o secondarie (Second Level). In concreto le Sidechain possono permettere la gestione di scambi tra soggetti attivi sulla blockchain con gestione e registrazione su ambienti esterni (private blockchain) alla blockchain primaria. Con questa modalità si possono sfruttare i vantaggi delle blockchain permissionless in forma integrata con il controllo di blockchain permissioned utilizzate solo per alcune specifiche necessità. Dal punto di vista logico le sidechain sono collegate alla blockchain principale in modo da garantire l’interscambiabilità degli asset con un compromesso tra l’apertura e l’accessibilità delle blockchain principali (o main chain) e l’efficienza e il controllo degli accessi delle blockchain secondarie, Side chain.
Il rapporto tra blockchain e Bitcoin?
Con il termine Blockchain s’intende il paradigma tecnologico che permette di sviluppare applicazioni Cryptocurrency-like: il protocollo Bitcoin rappresenta solo una – la prima – delle possibili realizzazioni.
L’associazione con il concetto di Bitcoin può ancora generare qualche equivoco tra i non addetti ai lavori, ma la Blockchain – la tecnologia sottostante ai meccanismi che regolano le transazioni in criptovalute (di cui la più nota è appunto il Bitcoin)- sembra destinata ad avere tutt’altro ruolo nelle prossime fasi di sviluppo della finanza mondiale. E non solo.
Se persino l’Economist l’ha definita in una cover story “the trust machine”, la macchina della fiducia,attribuendogli il potere di trasformare il funzionamento stesso dell’economia, significa che il protocollo P2P elaborato nel 2008 da Satoshi Nakamoto e adottato negli anni da una community composta agli occhi dell’opinione pubblica da hacker, attivisti o, nella migliore delle ipotesi, speculatori, ha raggiunto un livello di maturità tale da convincere anche gli analisti più conservatori.
In particolare la Bitcoin intesa come digital currency utilizza la tecnologia peer-to-peer e attiva transazioni che non necessitano di autorità o istituzioni centrali. L’emissione della Bitcoin è effettuata dalla Rete e la stessa gestione delle transazioni è governata dalla Rete. Si tratta di una operazione “collettiva” cui tutti coloro che lo desiderano possono partecipare aderendo al progetto. La tecnologia Bitcoin è basata su software open source e lo sviluppo è pubblico e condiviso. In altre parole e nel rispetto della visione indicata da Satoshi Nakamoto nel suo White Paper la Rete Bitcoin non è posseduta o controllata da nessuno, ovvero è posseduta e controllata da tutti coloro che intendono aderire al progetto.
Non solo Bitcoin: gli ambiti applicativi della blockchain in Italia
La blockchain non è soltanto Bitcoin. La moneta virtuale è infatti solo una delle sue possibili applicazioni. Priva di gestione centralizzata, infatti, la blockchain permette di inviare qualsiasi dato in maniera sicura, tagliando drasticamente la catena degli intermediari, e permettendo quindi uno scambio di dati sicuro tra due persone e basta, senza dover utilizzare mezzi di terze parti quali ad esempio un provider di posta elettronica, oppure un servizio di Cloud Computing esterno.
Il ruolo importante del Finance e la crescita del “Non Finance”
World Economic Forum
Si è parlato molto di blockchain anche in occasione del World Economic Forum (Forum economico mondiale) e sono molti gli investitori che stanno puntando ad altri investimenti in ambito blockchain, e quindi dagli investimenti iniziali che ci sono stati soltanto nella nuova valuta e in nuovi sistemi di pagamento, si passa finalmente a nuovi investimenti, in settori nuovi e diversi tra loro.
PWC
In una analisi realizzata da PWC nel 2018 con il coinvolgimento di 600 executive di 15 Paesi diversi, Italia inclusa, rappresentata da 46 rispondenti, è emerso che l’84 per cento dei rispondenti è coinvolto. In particolare, il 20% ancora è impegnato a livello ricerca, il 32% in fase di sviluppo, il 10% lavora a progetti pilota, il 15% è con la blockchain in produzione mentre il 7% dichiara di avere progetti avviati, ma per qualche ragione poi bloccati. Solo il 14% non ha alcun coinvolgimento, attivo o previsto sulla blockchain.
Deloitte
Secondo Deloitte sono stati investiti oltre 1 biliardo di dollari nella blockchain, in oltre 120 startup collegate alla blockchain, di cui oltre la metà di questi soldi sono stati investiti soltanto nel 2016 una conferma importante è poi arrivata nel corso del 2017 e dall’impegno e dagli investimenti di tante imprese nell’orizzonte temporale 2020.
Vediamo quindi quali sono i principali tra i nuovi ambiti applicativi della Blockchain in Italia e nel mondo.
1) Blockchain in Finanza e Banche
La Finanza e l’Economia sono sicuramente tra i settori presi più di mira dagli investitori in relazione alla blockchain. Infatti, non essendoci intermediari a gestire le transazioni, la blockchain abbatterebbe i costi delle commissioni delle banche, permettendo risparmi, velocità e affidabilità delle transazioni. Diventa quindi fondamentale investire in questa nuova tecnologia per banche e istituti finanziari, che cercano di accaparrarsi una fetta abbastanza grande di questo nuovo mercato, che rivela già da subito innumerevoli possibilità e opportunità. Su blockchain4innovation.it è disponibile la sezione dedicata alla blockchain in Banche e Finanza, che offre una visione più ampia e un focus di approfondimento sul tema delle banche e della finanza in generale e su come questo mercato si stia evolvendo con un occhio di riguardo alla nuova tecnologia della Blockchain.
2) Blockchain nelle Assicurazioni
Inoltre, come evidenzia uno studio condotto da Ernst Young, c’è un’ottima possibilità di utilizzo anche per la blockchain nel settore assicurativo (Assicurazioni). Alcuni modi attraverso i quali la blockchain può aiutare le assicurazioni sono:
L’accesso a transazioni sicure e decentralizzate, che fornisce una base solida per prevenire le frodi, per garantire una maggiore governance, per avere dati e reportistiche migliori. Grazie alla blockchain, inoltre, le assicurazioni possono avere notifiche aggiornate e accurate in relazione ai cambiamenti, e ciò permette loro di migliorare la gestione del rischio e massimizzare le opportunità di capitali e fondi, oltre alla possibilità di adottare strategie di Big Data, che sono molto utili per ottenere informazioni sicure sui propri clienti, sulle loro priorità e preferenze, oltre che eventuali ulteriori informazioni prese da terze parti.
Da un punto di vista tecnico, gli assicuratori vedono nella blockchain un’opportunità per integrare un ecosistema di terze parti affinché riducano i costi delle loro piattaforme di gestione, migliorando allo stesso tempo l’esperienza utente (customer experience) e la quota di mercato, e sviluppando nuove soluzioni e opportunità.
A livello di mercato, inoltre, gli assicuratori hanno opportunità nella governance delle loro aziende, attraverso un accesso ai dati migliorato, controlli di terze parti e sistemi più sofisticati di gestione del rischio, associati ai loro prodotti e servizi, come ad esempio le assicurazioni cibernetiche.
3) Blockchain nei Pagamenti digitali
Anche per quanto riguarda i Pagamenti digitali ci sono grandi opportunità per la blockchain. Ovviamente ci sono ancora molti problemi che vanno affrontati, come ad esempio il tempo di elaborazione di una transazione, che è ancora molto lento considerando le necessità di un mercato e un mondo che vanno sempre più veloce. Anche le performance del sistema andrebbero migliorate, per poter essere meglio assorbite dai pagamenti digitali, e allo stesso modo indicazioni normative chiare e un’analisi più attenta di minacce e opportunità sono le sfide della blockchain nel settore dei pagamenti digitali. Nonostante queste sfide, comunque, esistono tantissime opportunità per questa nuova tecnologia applicata ai pagamenti digitali, e probabilmente molto presto avremmo i primi riscontri dal mercato.
4) Blockchain nell’Agrifood
Nell’Agrifood la blockchain trova un ulteriore ottimo “alleato”. Alcune delle caratteristiche applicative della blockchain nell’Agrifood sono la tracciabilità, la trasparenza, di chi vuole “raccontare la storia” del proprio cibo, utilizzando la blockchain per garantire affidabilità. Altre aziende già oggi vogliono tracciare container e trasporti degli alimenti e del cibo in generale utilizzando la Blockchain. In conclusione, i benefici della blockchain nell’Agrifood sono molteplici, e dalla decentralizzazione, al controllo condiviso, all’immutabilità e preservazione delle informazioni, ci sono sicuramente molte applicazioni per la blockchain in ambito Agrifood.
In particolare i benefici della blockchain appaiono particolarmente importanti per l’industria di trasformazione e per tutte le attività e gli sviluppi legati alla certificazione alimentare. La blockchain consente di creare delle filiere aperte in cui tutti gli attori: produttori di materie prime, imprese che si occupano di logistica e trasporti, imprese che operano sulle materie prime a vari livelli di trasformazione, aziende che lavorano su packaging e marketinge . infine il retail possono conferire dati e informazioni e controllare, con la massima trasparenza, i dati di tutti gli altri attori. E i dati relativi a ciascun prodotto possono essere messi a beneficio del consumatore finale. La blockchain in questo modo permette di creare delle filiere più aperte, più efficienti e più sicure.
5) Blockchain nell’Industry 4.0
Anche nel manifatturiero la Blockchain può essere un valido alleato. Grazie alla blockchain nell’Industry 4.0, infatti, è possibile sfruttare la logica decentralizzata della blockchain per produrre tecnologie in grado di supportare al meglio la produzione, logistica e Supply Chain, così come altre aree “core” dell’azienda. Inoltre, grazie alla blockchain, è possibile preservare il dato e la sicurezza del dato stesso, garantendo quindi sicurezza e affidabilità a tutto il processo della filiera produttiva e di distribuzione. La blockchain permette di disporre di soluzioni in particolare per le industrie di trasformazione, per la gestione della logistica di prodotto interna ed esterna e per la gestione dei rapporti di filiera. In particolare sono state sviluppate soluzioni che permettono di portare la logica del “Trust” che è ampiamente utilizzata nell’ambito dei pagamenti digitali anche nell’ambito delle transazioni che hanno come oggetto “pacchetti” di dati che rappresentano la identità di determinati prodotti e delle loro logiche di produzione. In questi casi è necessario disporre della massima affidabilità in termini di gestione dell’identità e dell’affidabilità. In questo caso la blockchain può rappresentare una eccellente soluzione per implementare le logiche dell’Industria 4.0 a livello distrettuale e di filiera.
6) Blockchain nell’IoT
Anche nell’Internet delle Cose la blockchain trova una grande utilità: grazie alla sua facilità di scambio dati, infatti, la tecnologia blockchain potrebbe essere utilizzata per facilitare la comunicazione tra oggetti IoT connessi, oltre a rendere lo scambio di dati più sicuro e veloce. La blockchain è poi utilizzata come piattaforma per soluzioni che hanno lo scopo di gestire l’identità delle cose. Grazie alla corretta identificazione di questa identità è possibile dare vita a soluzioni di certificazione delle filiere basate anche sui dati che arrivano dalle cose (IoT) e lavorare alla certificazione di supply chain. Uno degli esempi più significativi è quello della food supply chain.
Ma perché è così importante la riconoscibilità – sicura – degli oggetti e dunque i temi dell’identity management nell’Internet of things? Oggi è importante rendere sempre più sicuro il riconoscimento end-to-end di oggetti virtuali o fisici, perché è con questi oggetti che si concretizza l’intermediazione delle persone stesse nelle transazioni. Sono cioè gli oggetti che in definitiva gestiscono le transazioni. Noi oggi grazie a user ID e password o all’utilizzo di speciali certificati siamo in grado di identificare le persone, ma le persone si “fanno identificare” grazie a degli oggetti. In determinati casi – sempre più frequenti – ci sono ogetti che hanno bisogno di farsi identificare senza che dietro ci siano delle persone. Dunque se, grazie alla blockchain, si riescono a identificare gli oggetti avremmo un nuovo strumento di identificazione, più sicuro, anche per le persone.
Il ruolo di IOTA per creare soluzioni di pagamento tra oggetti
L’adozione della blockchain nel mondo dell’Internet of Things ha permesso di aprire nuove strade e nuove forme di erogazione di servizi in cui i clienti sono rappresentati dalle “cose”. Si è reso necessario disporre di soluzioni che permettessero di sviluppare forme di pagamento gestite dall’IoT e per l’IoT. IOTA ( QUI il sito ufficiale) nasce essenzialmente per creare sistemi di transazione nel mondo IoT e per fare in modo che le transizioni possano avvenire senza essere soggette ad alcun tipo di commissione. Il funzionamento di questa criptovaluta è completamente diverso alle altre criptocurrency. Alla base di tutto c’è un apposito libro mastro, il Tangle, una tecnologia in grado di operare utilizzando un registro decentralizzato permettendo a IOTA di operare autonomamente senza l’intervento dei miners. Tangle rappresenta una tipologia di protocollo software le cui caratteristiche ben si distinguono da quelle della blockchain. Le transazioni, infatti, avvengono parallelamente ed hanno peculiarità del tutto differenti.
Come funziona IOTA (video)
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La tokenizzazione a supporto del fenomeno In-Things Purchase
Importante poi in questo ambito di payment tra le cose il ruolo di un nuovo fenomeno come l’In-Things Purchase che proprio grazie all’integrazione tra smart connected product, sistemi di gestione dell’identità e di pagamento potremmo assistere presto alla nascita nuove linee business, nella forma di ”Feature as a Service”. Una delle leve per la gestione dell’In-Things Purchase è data, in prospettiva, proprio dalla tokenizzazione. Per una lettura completa del fenomeno In Things Purchase si legga Dall’In-App Purchase all’In-Things Purchase: l’App economy si estende alle cose
7) Blockchain nella Sanità
Per quanto riguarda blockchain e Sanità, gestire i dati medici dei pazienti attraverso un sistema condiviso, permetterebbe ai medici di condividere informazioni sui pazienti in maniera sicura e veloce, e quindi aiuterebbe molto la medicina e la sanità a migliorare il servizio fatto ai pazienti, con la possibilità di avere sotto controllo l’intera cartella clinica di un paziente, e quindi di conoscere in anticipo la storia del paziente, in modo da somministrare cure migliori e in tempi più rapidi.
La blockchain consente di dare vita a una organizzazione che realizza la vera centralità del paziente insieme al coordinamento intelligente di tutte le azioni mediche che lo interessano. Considerando che i servizi sanitari sono erogati da strutture diverse con “storie” digitali molto diverse la blockchain può aiutare a dare vita a un coordinamento intelligente di tutte le azioni grazie a una rivisitazione della gestione, dell’interoperabilità tra strutture e informazioni eterogenee. Le tecnologie blockchain, per loro natura possono contribuire a dare risposte nuove in termini di interoperabilità progressiva fra sistemi informativi sanitari nazionali. La blockchain è anche una risposta in termini di compliance normativa (Gdpr, Nis Directive) in scenari complessi che devono gestire la presenza e la interazione tra sistemi sanitari interregionali, tra soggetti privati come possono essere i laboratori di analisi, le strutture della sanità privata o anche le assicurazioni.
La blockchain apre nuovi scenari per “migliorare le procedure di auditing, per la sicurezza, per ridurre i possibili attacchi, per la gestione dei dati dei pazienti per sviluppare nuove modalità di autenticazione. Non ultimo il tema degli Smart Contract” che possono velocizzare le procedure di controllo e i meccanismi operativi delle strutture ospedaliere e possono, unitamente ai servizi di data management, portare importantissime efficienze a livello di gestione documentale sicura. Non va dimenticato che nel mondo sanitario c’è il grandissimo tema della moltitudine delle fonti. Non esiste ad esempio un registro unico nazionale per quanto riguarda le prescrizioni terapeutiche farmacologiche, ma si devono coordinare più sorgenti, spessoframmentate fra loro. la gestione documentale sicura, decentralizzata e “immutabile” può dare risposte nuove in termini di velocità di accesso ai dati che servono nel momento in cui servono.
8) Blockchain nella Pubblica Amministrazione
Anche la blockchain nella Pubblica Amministrazione trova ambiti di applicazione. La blockchain potrebbe infatti ad esempio aiutare la Pubblica Amministrazione e i cittadini ad avere una vera identità digitale, condivisa e implementata in questo sistema, con diversi vantaggi tra cui: rendere più difficile l’evasione fiscale, avere un controllo maggiore dei cittadini e quindi combattere la criminalità, servizi semplificati in tutti i settori della Pubblica Amministrazione (invio di dati semplificato), e molto altro.
Blockchain per e-voting o voto elettronico
Il voto elettronico è da lungo tempo oggetto di sperimentazioni ma resta da sempre irrisolto il tema della sicurezza. Sono numerose le minacce e i rischi collegati al voto elettronico e possono essere codificate in 4 punti:
Manipolazione dell’opinione pubblica con azioni volte a influenzare le tendenze
Violazione delle identità
Intrusioni nei sistemi e manipolazione dei dati
Azioni di sabotaggio sulle azioni di voto
Blockchain per Risk Management e Governance nell’e-voting
Come hanno appunto dimostrato le esperienze di diversi Paesi, la risposta può venire dalla blockchain. Gli Asset Digitali Unici (leggi qui cosa sono e a cosa servono gli Asset Digitali Unici) ovvero della possibilità di garantire la impossibilità di duplicazione di un documento digitale e di fissarne in modo trasparente e immutabile la sua unicità e la possibilità di associarli in modo sicuro a una identità rappresentano una delle basi che permettono alla blockchain di portare nuove forme di garanzia nel voto elettronico..
Nelle normali consultazioni la Governance stabilisce delle azioni di Risk Management per ridurre i rischi, nel voto elettronico serve una apposita Governance, che indichi i corretti comportamenti per ridurre le minacce e per sviluppare azioni volte a ridurre i fattori di rischio.
La società di ricerca CB Insight ha analizzato le necessità legate alla sicurezza nel mondo del voto elettronico. (per scaricare il report vai al sito di CB Insight) e per capire il ruolo che può svolgere la blockchain
Come avviene il percorso del voto elettronico
Cosa può fare la blockchain per la sicurezza nelle elezioni
Sono diversi i punti sui quali la blockchain può portare un nuovo approccio e nuove soluzioni
Prima delle lezioni la blockchain può ridurre i rischi di influenza mediatica scorretta con soluzioni che indirizzano un controllo mediante strumenti crittografici dell’azione dei media e conMobile apps per la gestione del voto
La blockchain può portare garanzie nella fase del voto gestendo l’identità dei partecipanti e verificando l’unicità del documento di voto
Dopo il voto la blockchain permette di effettuare audit garantendo con trasparenza e immutabilità da possibili violazione
9) Blockchain nel Retail
La blockchain sembra essere un modello interessante da utilizzare nei negozi e nel Retail: con la blockchain infatti gli attuali metodi di pagamento in negozio potrebbero essere estesi alla Bitcoin, permettendo quindi ai clienti pagamenti molto più rapidi, oltre che più economici. Garantendo pagamenti più veloci ed economici, e quindi più convenienti, può essere offerto un servizio migliore al cliente, che quindi potrebbe dare un vantaggio competitivo agli store che decideranno per primi di abilitare queste nuove tecnologie nei loro punti vendita.
10) Blockchain nella musica
La gestione del copyright è da sempre uno dei temi più controversi e complessi nell’ambito del mercato discografico. Un mercato questo che prima e più di altri ha vissuto una vera e propria trasformazione dettata dal digitale. Si può anzi dire che si tratta di un mercato che di trasformazioni ne ha vissute ben più di una e dove il tema della remunerazione di tutti gli attori della filiera è stato da sempre a dir poco complicato. Lo scambio di brani musicali o la loro diffusione su larga scala, in assenza di una corretta remunerazione per gli autori e per chi, come arrangiatori e musicisti, contribuivano alla realizzazione del prodotto musicale, ha fatto discutere e ha visto tentativi di ogni tipo. Grazie alla blockchain, agli smart contract e all’iniziativa di diverse startup è oggi possibile automatizzare la remunerazione, in quota parte, della filiera di autori e contributori ai rani musicali, a ogni nostra scelta d’acquisto. Il punto determinante resta racchiuso in quest’ultima parola: scelta d’acquisto. Si deve trattare di una transazione, ovvero dell’acquisto di un brano o della sottoscrizione di un servizio.
11) Blockchain e Smart Energy (Smart Grid)
La “smart grid” porta il concetto di “rete intelligente” nell’ambito dell’energia elettrica. Siamo abituati da sempre a utilizzare, come consumatori, l’energia elettrica. Non siamo certamente abituati a vivere questa dimensione come produttori, anche se sempre più spesso ci troviamo o possiamo trovarci ad esserlo. La rete elettrica non è un rapporto univoco dal produttore al cliente ma conta una molteplicità di possibilità a partire dal cittadino che produce mette a disposizione sulla rete la propria energia. Ma l’energia va prodotta quando serve o va utilizzata nel momento in cui se ne dispone in eccesso. In altre parole serve una gestione intelligente della produzione e dei consumi. Le Smart Grid utilizzano piattaforma di analytics e di scambio per gestire nel modo più preciso possibile consumi e produzione e naturalmente per ridurre al massimo gli sprechi. La blockchain può svolgere un ruolo molto importante per la gestione delle transazioni in ingresso e in uscita con una modalità che permette di rendere più “democratica” la rete elettrica, ovvero una modalità che permette di gestire anche gli scambi tra coloro che hanno energia in eccesso e coloro che hanno necessità urgenti. La società di ricerca Markets and Markets aveva previsto una crescita del 78% nel 2018 nell’uso della blockchain per il mercato energy ma soprattutto prevede uno sviluppo del comparto che dovrebbe portare il rapporto blockchain – energia a generare un volume di business di oltre 7 miliardi di dollari nel 2023 a fronte di un volume che è nel 2017 era di poco inferiore ai 400 milioni di dollari. Tra le voci più importanti che sosterranno questa domanda la gestione dei pagamenti, gli Smart Contract, la gestione del pricing.
Ma la blockchain sta aprendo tante nuove prospettive al mondo dell’energia, una delle più stimolanti e importanti è quella del P2P Energy, ovvero dell’introduzione di scambi Peer to Peer nel mercato dell’energia. Per prospettiva Peer to Peer si intende il mondo dei Consumatori finali che hanno scelto di produrre energia per uso interno e “personale” o famigliare e che sono definibili come Prosumer (produttori-consumatori). A fronte di una crescita nel numero dei microproduttori Prosumer di energia e grazie alla disponibilità di strumenti e dispositivi per rendere più efficace la produzione e più efficiente il suo consumo c’è la possibilità di prevedere un aumento dell’energia prodotta da questi soggetti, energia che può essere portata sul mercato e che oggi viene immessa in Rete.
Ma i prosumer a livello famigliare o di piccola impresa che punta all’autosufficienza e che si trova ad avere un surplus energetico può legittimamente puntare a trarne un vantaggio in modo più diretto. nello stesso tempo i grandi produttori e distributori possono pensare a un sistema di rapporti diverso nel momento in cui i prosumer sono organizzati e coordinati in un ecosistema di attori. Una maggiore intelligenza su produzione e consumo e una maggiora capacità di azione da parte di tutti di agire su tutte le leve possono consentire ad esempio di ridurre i consumi generali, rendere più efficiente la produzione e gestire in modo più stabile e bilanciato le reti. Di fatto possono rendere più efficiente e meno dispendiosa la “macchina energetica” che alimenta aziende e città. In tutto questo il Peer to Peer energetico permette di attuare una transazione energetica tra “pari”, uno scambio o una vendita del surplus energetico verso altri soggetti con le stesse caratteristiche, ad esempio tra vicini di casa ai quali mettere a disposizione la propria energia in eccesso e con la blockchain, ci sono le condizioni tecnologiche per poter gestire una organizzazione produttiva e distributiva decentralizzata.
Il mondo dell’innovazione e della standardizzazione guarda con attenzione a questo fenomeno e ad esempio la Energy Web Foundation o EWF ha lanciato una piattaforma, la Energy Web Platform per la implementazione e la gestione di progetti blockchain dedicati al mondo dell’energia ed è impegnata nella mappatura e nella comunicazione e diffusione di use case di successo in cui la blockchain dimostra i propri vantaggi per il settore e punta a favorirne la conoscenza e la replicabilità.
12) Blockchain e Banche Centrali: la CBDC, Central Bank Digital Currency
Inutile ripetere che le banche hanno saputo da diverso tempo trasformare la “minaccia” che arrivava dalla blockchain (Bitcoin ha promesso e mantenuto la possibilità di gestire transazioni e pagamenti senza banche) in una grande opportunità. Un esempio emblematico arriva dalle Banche Centrali e dunque dalle principali istituzioni del mondo bancario che, come ha chiaramente messo in evidenza il report del World Economic ForumWEF dal titolo “Central Banks and Distributed Ledger Technology: How are Central Banks Exploring Blockchain Today?” stanno attivamente lavorando a progetti che possono trarre vantaggio dalla blockchain. Il report indica 10 grandi priorità ma il vero punto chiave, quello sul quale è importante concentrare l’attenzione riguarda la creazione e il sostegno a una Central Bank Digital Currency, ovvero CBDC.
Si tratta di una valuta digitale nella forma di Digital Fiat Currency strutturata come la “versione” digitale di una moneta a corso legate con il supporto delle Banche Centrali. La CBDC avrebbe però caratteristiche diverse dalle criptovalute, che come è ben noto non sono emesse da nessuno Stato e non hanno copertura o valore legale. Le CBDC non sono nemmeno in “competizione” con l’attuale sistema bancario, ma rappresentano uno strumento monetario innovativo in formato digitale valido come strumento di pagamento, come riserva di valore e come strumenti progettato per aumentare la sicurezza dal punto di vista della identificazione, della tracciabilità, della prevenzione e riduzione di rischi di contraffazione e di frode.
Accanto alla CBDC le banche centrali hanno, secondo il report WEF le seguenti 10 grandi priorità per la blockchain:
E’ un po’ “brutto” da dire, o meglio da scrivere, ma è una realtà e una grande opportunità sia sul piano sociale sia sul piano del business: dare una banca a chi non ha una banca, ovvero a chi non ha accesso a servizi bancari e finanziari. Stiamo parlando degli unbanked, del 31% della popolazione mondiale che in termini assoluti significa 1,7 miliardi di persone. Per gli istituti di credtio alla ricerca di new business parrebbe un “Eldorado” non fosse che questa volta agli unbanked non ci stanno pensando le banche bensì un nome che tutti ben conosciamo e che in condizioni normali faticheremmo non poco ad “associare” al mestiere” di banca. Stiamo parlando di Facebook che è tra i promotori del progetto Libra, la associazione (The Libra Association) che si accinge da dare vita a una criptocurrency, Libra, che ha anche la missione di servire tutti coloro che non riescono oggi ad avere una banca e che domani potranno grazie al proprio smartphone pagare, spedire e ricevere denaro, gestire servizi finanziari.
The Libra Association non è, come osserva Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano, un “attacco alle banche” ma certamente può portare nel mondo reale un nuovo modo di gestire pagamenti servizi che possono contribuire a cambiare il panorama competitivo del banking. Continua così ad essere controverso, in una sorta di “amore e odio” il rapporto tra la blockchain e gli istituti di credito, come vediamo nel capitolo seguente.
Da alternativa alla finanza tradizionale ad alleato delle banche
L’interesse delle banche, del resto, non è più un segreto da tempo. Goldman Sachs ha dichiarato che la Blockchain è destinata a rivoluzionare il settore, mentre Barclays e USB hanno pubblicamente ammesso che potrebbero utilizzare la tecnologia su diversi ambiti operativi, dalle rimesse di pagamento alla contrattualistica. Bank of England ha fatto sapere di aver creato una serie di team di sviluppo all’interno della propria organizzazione. A settembre è invece nato R3, un consorzio privato istituti finanziari interessati al potenziale della Blockchain. A dicembre c’è stato un nuovo giro di adesioni, che ha visto l’ingresso di BMO Financial Group, Danske Bank, Intesa Sanpaolo, Natixis, Nomura, Northern Trust, OP Financial Group, Banco Santander,Scotiabank, Sumitomo Mitsui Banking Corporation, U.S. Bancorp e Westpac Banking Corporation. Oggi sono in tutto 42 gli istituti che hanno aderito alla federazione. Intanto in Italia anche il più grande istituto di credito, Unicredit, considera la blockchain una delle priorità di investimento digitale.
Ma c’è anche chi è già passato dalle parole ai fatti: Bank of America ha depositato presso lo U.S. Patents and Trademark Office (USPTO) 15 brevetti correlati alla blockchain e dovrebbe depositarne altri venti proprio in questi giorni. Stando a quanto reso pubblico dall’USPTO, i brevetti di Bank of America puntano a realizzare sistemi di identificazione dei rischi legati alle criptovalute e di allerta su utenti sospetti.
Ovviamente non manca il rovescio della medaglia. Se da una parte le banche sono attratte dalla possibilità di attivare transazioni più economiche e sicure, dall’altra l’idea che chi partecipa al network possa vedere in tempo reale i dati che circolano attraverso i nodi raffredda non poco gli entusiasmi di chi non vuole che i propri flussi transazionali diventino di dominio pubblico. È necessario, quindi, garantire che ciascun utente abbia le credenziali per vedere esclusivamente le operazioni che lo riguardano. Si tratta di uno dei temi più dibattuti alla blockchain Conference di Londra: insieme a quelli della regolamentazione e complessità degli strumenti di data protection da adottare sul piano della giurisdizione internazionale, è stato indicato come una delle questioni più delicate per la diffusione della tecnologia.
Gli altri possibili ambiti applicativi, dalla PA alle imprese
Ma non sono solo le banche a considerare la blockchain una leva strategica di sviluppo. Se molti osservatori si dicono convinti che anche le pratiche della Pubblica Amministrazione e addirittura anagrafiche e documenti d’identità potranno essere gestiti sfruttando i sistemi di controllo distribuiti offerti dalla blockchain (applicabili persino alle attività di notariato o alla gestione delle proprietà intellettuali), si comincia a valutare l’impatto positivo della tecnologia pure sulle imprese private.
Sempre a Londra si è discusso dell’utilità della blockchain per semplificare i processi di business, diminuendo i costi e aumentando l’efficienza dei reparti finance. Si prevede un primo inserimento nei flussi interni, creando gruppi di utenti con specifici livelli di accesso, mantenendo trasparenti tutte le operazioni e agevolando le attività analitiche grazie alla rapidità e omogeneità dai dati trasmessi.
Il passo successivo? L’implementazione nei business network, con l’automazione dei processi di procurement attraverso sistemi di notifica real time,il monitoraggio costante e condiviso degli asset disponibili per la vendita e l’acquisto e, di nuovo, la generazione di precise, graduali barriere all’ingresso per la partecipazione all’interscambio. Sarebbe un salto quantico. Ma la capacità di adattamento che hanno dimostrato i business rafforzati dalla digital disruption fa ben sperare.
Molto però può dipendere anche dalla volontà dei vendor tecnologici di comprendere prima, abbracciare poi e infine implementare nella propria offerta la logica della blockchain. C’è chi ci sta già pensando. Ma la partita è interdisciplinare, oltre che internazionale, e oltre a sviluppare soluzioni tecniche che rispondano a problemi concreti – e ancora insoluti -, occorre anche un’importante opera di informazione e sensibilizzazione per coinvolgere istituzioni e associazioni nella definizione di adeguati impianti regolatori.
Blockchain, standard e istituzioni
Imprese, organizzazioni e soprattutto Pubbliche Amministrazioni nel momento in cui devono affrontare processi di analisi e di “decisione” in merito alla valutazione e all’adozione di tecnologie innovative come appunto la blockchain, indirizzano le loro ricerche su tre grandi ambiti informativi:
la possibilità di accedere a case history documentate che possano fornire un orientamento in merito ai risultati di esperienze concrete. Blockchain4Innovation vi mette a disposizione una ricca sezione di case history o esperienze di sperimentazione blockchain
la disponibilità di standard condivisi o, laddove questi non siano ancora disponibili, la visibilità rispetto ai gruppi di lavoro, ai tavoli di discussione di profilo internazionale che lavorano su questi tematiche
la conoscenza dei professionali, degli skill o dei percorsi e degli attori sul piano della formazione che sono nella condizione di mettere a disposizione figure dotate di appropriate competenze
Le “altre” blockchain: Ethereum
Che cos’è Ethereum
Ethereum è una piattaforma di tipo computazionale che viene “remunerata” attraverso scambi basati su una cryptocurrency calcolata in Ether. È una piattaforma che può essere adottata da tutti coloro che desiderano entrare a far parte della Rete e che in questo modo avranno a disposizione una soluzione che consente a tutti i partecipanti di disporre di un archivio immutabile e condiviso di tutte le operazioni attuate nel corso del tempo e che nello stesso tempo è concepita per non poter essere fermata, bloccata o censurata. Ethereum potrebbe essere presentato come il più grande computer condiviso che è in grado di erogare una enorme potenza disponibile ovunque e per sempre. Dunque con Ethereum si passa dal concetto di Distributed Database a Distributed Computing. Ethereum è progettata per essere adattabile e flessibile e per creare facilmente nuove applicazioni. Ethereum è cioè una Programmable blockchain che non si limita a mettere a disposizione “operation” predefinite e standardizzate, ma permette agli utenti di creare le proprie “operation”. Di fatto è una blockchain platform che permette di dare vita a diverse tipologie di applicazioni blockchain decentralizzate non necessariamente limitate alle sole cryptocurrency.
Ether: la moneta di scambio di Ethereum
L’uso delle risorse computazionali di Ethereum è remunerato con una speciale “moneta virtuale” denominata Ether che rappresenta essa stessa sia la potenza elaborativa necessaria per produrre i contratti sia la cryptovaluta che permette di “pagare” per la realizzazione dei contratti. Ether è fondamentalmente e concretamente un token che viene trattato come cryptocurrency exchange con il ticker symbol di ETC. Ethereum conta poi su un Internal Transaction Pricing Mechanism denominato Gas che ha lo scopo di ottimizzare le risorse della rete, di prevenire lo spam e di allocare le risorse in modo proporzionato e corretto in funzione delle richieste.
Ethereum Virtual Machine EVM: il “motore” di Ethereum
Ethereum è un sistema “Turing complete” che permette agli sviluppatori di creare applicazioni che girano sulla EVM utilizzando linguaggi di programmazione che fanno a loro volta riferimento a piattaforme tradizionali come JavaScript e Python. Il motore di Ethereum è rappresentato dalla Ethereum Virtual Machine (EVM) che rappresenta di fatto l’ambiente di runtime per lo sviluppo e la gestione di Smart Contract in Ethereum. EVM opera in modo protetto, ovvero risulta completamente separato dalla Rete. Il codice gestito dalla Virtual Machine non ha accesso alla Rete e gli stessi Smart Contract generati sono indipendenti e separati da altri Smart Contract.
Ethereum Foundation (per sapere di più vai al sito di Ethereum Foundation) è l’organizzazione che ha come obiettivo la gestione di tutte le attività di sviluppo, di ricerca e di supporto della piattaforma Ethereum. Nel 2014 quando il team di sviluppatori composto da Vitalik Buterin insieme ad Anthony Di Iorio, Mihai Alisie e Charles Hoskinson Ethereum divenne realtà anche nella forma di impresa con la società svizzera Ethereum Switzerland GmbH. Fu poi la Fondazione no-profit Ethereum Foundation a prendere le redini del progetto. Ethereum è stata caratterizzata da una serie di prototipi e di azioni di sviluppo finanziati e gestiti da Ethereum Foundation sulla base del concetto e progetto di Proof of Concept sino al lancio del progetto Frontier network allo scopo di migliorare sicurezza e usabilità. Tra le varie iniziative va segnalato il progetto Olympic che aveva tra l’altro lo scopo di mettere alla prova con uno “Stress Test” le performance e i limiti della rete Ethereum blockchain. Con il progetto Olympic arriva poi il già citato Frontier network. Più recentemente Ethereum Foundation è impegnata nel progetto Homestead pensato per migliorare la componente transazionale, le logiche di Gas per la gestione del pricing e la sicurezza. Accanto a Homestead è attivo il progetto Metropolis finalizzato a semplificare l’utilizzo della Ethereum Virtual Machine e permettere agli sviluppatori di agire con maggiore flessibilità e velocità. Un altro progetto ancora, Serenity dovrebbe portare una serie di innovazioni nelle logiche di gestione dell’algoritmo che gestisce il consenso di Ethereum.
Chi è Ethereum Classic
Ethereum Classic è il frutto di una importante divisione nel nucleo originario di Ethereum a livello di Ethereum Foundation. In particolare Ethereum Classic (vai al sito ufficiale per avere maggiori informazioni) è costituito dai membri Ethereum che hanno deciso di dare vita a una “nuova” versione di Ethereum, di fatto non condividendo le linee di sviluppo di Ethereum Foundation. Ethereum Classic è gestita da una diverso team rispetto a Ethereum Foundation.
Ethereum Classic è un network che nelle intenzioni dei suoi promotori resta al 100% compatibile con la tecnologia Ethereum, ma con una serie di servizi pensati per aumentare la sicurezza e la usabilità. Ethereum Classic è basata sullo sviluppo di una blockchain non-hackerabile e ha sviluppato una strategia di emissione dei token in proporzione allo sviluppo della rete nel corso del tempo, allo scopo di limitare i rischi di deflazione della cryptovaluta.
Cosa è successo con The DAO e perché è importante per Ethereum
L’evento The DAO (acronimo di Decentralized Autonomous Organization) ha dato origine al fork della blockchain Ethereum ed è importante per capire le logiche evolutive e le regole stesse della blockchain.
The DAO era a tutti gli effetti una “Decentralized autonomous organization”, un’organizzazione creata su blockchain Ethereum caratterizzata dal fatto di essere una organizzazione “virtuale”, ovvero senza una sede, senza una personalità giuridica, senza figure chiaramente identificabili come amministratori). The DAO intendeva raccogliere capitali (tramite lo scambio di DAO Tokens a fronte di ETH) da investire su progetti che venivano previamente valutati da un comitato e poi posti in votazione ai possessori di DAO Token. Questi ultimi potevano esprimere il loro voto (proporzionale al quantitativo di DAO Token posseduti) per determinare a quali progetti sarebbero poi stati erogati i capitali.
In concreto The DAO è stata realizzata con una serie di passaggi tipici di una ICO: sito Internet per fornire informazioni, diffusione di un whitepaper in cui viene descritto il progetto, audit del codice sorgente degli smart contracts utilizzati, accordi con alcuni “exchange” per permettere lo scambio dei token una volta acquisiti, etc.
Nel giro di pochi mesi gli organizzatori di The DAO riuscirono a raccogliere circa 150 milioni di dollari. Ma a causa di una violazione dell’ indirizzo in cui erano allocati gli ETH ricevuti dall’organizzazione il 18 giugno 2016 in poche ore furono persi circa 70 milioni di dollari.
La vicenda diede luogo a una serie di discussioni e confronti e portò ad una scissione della blockchain Ethereum e condusse la SEC ad analizzare la vicenda per comprendere la riconducibilità o meno della stessa nell’ambito dell’attività di collocamento di strumenti finanziari e, conseguentemente, per poter vagliare se nel caso di specie fosse stata applicabile la “Securities Law” e questa indagine evidenziò che
Nel caso di The DAO gli investitori avevano appunto scambiato Ether (che avevano un valore determinato sul mercato) con DAO Tokens;
L’investimento era stato effettuato con un’aspettativa di profitto (che generalmente possono essere dividendi, pagamenti periodici, incremento di valore).
I materiali promozionali di The DAO evidenziavano l’obiettivo di creare un’entità con scopo di lucro, finalizzata al finanziamento di progetti in cambio di un ritorno sull’investimento;
L’aspettativa di ritorno dell’investimento dipendeva da sforzi gestionali altrui, dato che l’organizzazione di The DAO sulle decisioni in merito ai progetti da finanziare era assolutamente verticistica.
Tali considerazioni hanno indotto la SEC a ritenere i DAO Token strumenti finanziari, con conseguente applicazione della Securities Law dalla quale deriva l’obbligo per l’ente emittente di registrare le offerte e vendite degli strumenti e, correlativamente, con conseguente obbligo di registrazione per i soggetti che offrivano piattaforme di scambio (trading) dei suddetti token quali “national securities exchange”.
Ethereum ed Ethereum Classic: quali sono le differenze?
Ethereum rappresenta la versione “ufficiale” della blockchain ed è gestita e aggiornata dagli sviluppatori che l’hanno ideata e realizzata, Ethereum Classic invece è una blockchain che partendo da Ethereum si pone come una evoluzione o come una forma di “alternativa”. Il motivo che ha portato a questa divisione è legato a uno specifico evento di hackeraggio che ha colpito un progetto Ethereum (appunto, The DAO) e che aveva indotto la comunità di Ethereum di cambiare il codice di Ethereum per rimediare alle conseguenze di questo attacco hacker. Questa decisione ha aperto una frattura sul concetto stesso di blockchain, ovvero sui principi di fondo di questo paradigma. Da una parte ci stavano tutti coloro che sostenevano che le blockchain vivono sul principio della community ed è la maggioranza della community che decide sulle possibili evoluzioni della blockchain stessa. E sulla base di questa convinzione se la maggioranza della community è d’accordo la blockchain può essere modificata. C’è poi una diversa scuola di pensiero che invece sostiene che la blockchain non può essere modificata, deve essere saldamente protetta da qualsiasi forma di manomissione. Questa divisione ha posto gli sviluppatori davanti a un bivio e i cosidetti “puristi”, quando Ethereum ha creato una nuova blockchain, hanno scelto di continuare a operare sulla vecchia versione della nlockchain. In concreto con questo passaggio si sono venute a creare due blockchain Ethereum e in particolare Ethereum Classic opera oggi come una versione parallela della blockchain.
NEM Foundation, NEM blockchain, XEM
NEM Foundation è una organizzazione no-profit con sede a Singapore che raccoglie associati in tutto il mondo. La fondazione ha la missione di seguire, stimolare e supportare gli sviluppi della tecnologia blockchain NEM e punta a incoraggiare lo sviluppo e la estensione di un ecosistema di utenti NEM sia a livello di sviluppatori, sia nell’ambito dei campi di utilizzo della blockchain NEM nell’industria, nelle università e nelle Pubbliche Amministrazioni. (Leggi qui per approfondire la conoscenza di NEM e dei suoi ambiti applicativi.)
New Economy Movement
Per molti operatori NEM, che è l’acronimo di New Economy Movement, è una importante criptovaluta e una serie di soluzioni per la gestione di servizi basati sulla blockchain. Ma NEM non è solo una “moneta”, è un ecosistema, avviato nel 2015, che ha generato e alimentato anche una cripto denominata XEM basata su un token. Nella realtà e nella quotidianità le due denominazioni si sono sovrapposte e NEM è correntemente utilizzato tanto per rappresentare il fenomeno quanto per la denominazione della criptovaluta. Per precisione i termini legati al mondo NEM sono dunque
NEM Foundation (la Fondazione del New Economy Movement)
NEM blockchain (sulla quale si appoggiano servizi come Smart Asset)
XEM la crytpocurrency NEM
NEM non dunque è solo una criptovaluta, ma è un veicolo di informazioni transazionali che “pacchettizza” una serie di dati che vanno o possono andare ben oltre le informazioni legate al “payment”. Nello specifico NEM è una interpretazione della blockchain che si basa sul processo della Proof of ImportancePOI,su un sistema di controllo della reputazione EigenTrust (leggi QUI per maggiori informazioni), su account multifirma e sulla messaggistica criptata.
XEM cryptourrency
Ma il tema “monetario” è solo uno dei temi alla base del New Economy Movement. NEM in effetti si propone anche con una vocazione e un impegno in ambito sociale tanto che i fondatori sottolineano la volontà di utilizzare la tecnologia e la blockchain per cercare di dare risposte nuove ai temi della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. E XEM come criptovaluta si pone proprio dare vita a una nuova forma di circolazione e condivisione del valore.
La “missione” di NEM può essere sintetizzata in tre grandi obiettivi:
Creazione di un ambiente di scambio caratterizzato da pari opportunità
Sviluppo di un contesto ispirato ai principi del decentramento nello spirito della blockchain
Creazione di ambiente in grado di favorire lo sviluppo di una maggiore libertà finanziaria
Per “spiegare” NEM è forse importante iniziare a spiegare la logica del Proof of Importance. Va infatti subito precisato che alla base della logica blockchain sviluppata da NEM c’è una nuova forma di consenso o per meglio dire un nuovo Protocollo di Consenso che NEM ha definito come Proof of Importance.
La “Prova di Importanza” si attiva grazie a un processo analogo a quello seguito dal Proof of Stake, (leggi QUI per avere maggiori informazioni sul Proof of Stake), ma aggiunge una serie di variabili come il clustering di rete e soprattutto nuovi criteri di ranking.
Che cos’è il Proof of Importance
Per il Proof of Importance è stato sviluppato un algoritmo che viene utilizzato nelle transazioni NEM e che permette di stabilire l’importanza di un determinato utente in base alla quantità di XEM presenti all’interno dell’account e in funzione del numero di transazioni che effettua con il suo portafoglio. L’importanza di una transazione di un utente NEM è determinata sia dalla quantità di currency sia dal numero e dalla qualità delle transazioni effettuate. Il POI utilizza un sistema di ranking denominato NCDawareRank che permette di misurare e monitorare tutti i segnali che determinano un consenso. Il POI opera in modo da valutare le transazioni NEM prevalentemente in base a criteri come volume e fiducia di ogni transazione.
Le caratteristiche di alcune tra le principali blockchain
ICO blockchain: che cos’è perché è importante conoscerla
L’Initial Coin Offering (altrimenti definito anche come Initial token offering o come token sale) sta portando una serie di importanti novità nel mondo del Venturing e rappresenta a tutti gli effetti una sorta di IPO (Initial Public Offering) interamente gestita con cryptocurrency sulla blockchain.
L’ICO è uno strumento rivoluzionario nel mondo del Venturing perché permette di superare le rigide regole dei processi di valutazione tradizionalmente seguiti da fondi e banche a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Si tratta però di una operazione che si rivolge alle nuove imprese che operano nell’ambito della blockchain ovvero che hanno sviluppato o che stanno sviluppando soluzioni basate sulla blockchain. In concreto l’ICO si attua con la vendita di token da parte della startup che sta cercando risorse sul mercato. I token possono essere “scambiati” con cryptocurrency come Bitcoin o come Ether. La proposta di investimento che si attua appunto attraverso la “vendita” di token è basata sulla presentazione di un piano industriale o di un progetto di impresa. L’ICO, come l’IPO, è disegnato per “dare fiducia” e risorse a una idea, che nello specifico punta a far crescere la blockchain e trova il proprio consenso nella comunità che opera sulla blockchain. I token, oggetto dell’investimento, possono essere a tutti gli effetti scambiati e, come le azioni di una impresa quotata, possono vedere variare il loro valore nominale in funzione di tanti fattori, a partire dall’andamento del progetto presentato e delle oscillazioni delle critpovalute.
Che cos’è esattamente una Initial Coin Offering
La emissione di token per la remunerazione di “servizi” di verifica e controllo ha permesso la ideazione di un nuovo metodo di finanziamento che ha assunto il nome di Initial Coin Offering proprio in ragione del ruolo che i Coin sono chiamati a svolgere nel favorire lo sviluppo dell’impresa stessa. Il token viene emesso verso gli investitori in cambio di digital currency e nello stesso tempo gli investitori possono utilizzare i token ricevuti per godere dei servizi innovativi erogati dalla startup oppure possono venderli nel momento in cui il mercato li apprezza e possono garantire un markup. La startup americana Protocol Labs Inc., ha ad esempio ricevuto un finanziamento di diversi millioni di dollari grazie a un ICO allo scopo di costruire un network blockchain dove lo spazio storage può essere acquistato e venduto utilizzando i “Filecoin” ovvero i token emessi da Protocol stessa per la richiesta di finanziamento della ICO. In questo modo se la società ha successo nella creazione di questo marketplace di digital storage il valore dei Filecoin molto probabilmente a destinato a salire. I finanziatori possono usare i Filecoin per acquistare spazio storage o possono scambiarli per cedere con i Filecoin stessi la loro partecipazione nella società.
Per capire l’ICO occorre partire dal Crowdfunding
Ma per comprendere il valore dell’ICO occorre guardare alle logiche del crowdfunding. Se si pensa che solo nel 2015 le piattaforme di crowdfunding hanno permesso di raccogliere finanziamenti per qualcosa come 34 miliardi di dollari si capiscono le ragioni del consenso che circonda e accompagna questo metodo di finanziamento per presso le startup e presso gli investitori. L’ICO porta il crowdfunding a un nuovo livello, grazie all’aiuto della tecnologia e grazie alle logiche della blockchain è possibile agganciare il valore dell’investimento con il valore della comunità che crede in quell’investimento. I token token esprimono il valore dell’asset sono un “titolo” che può essere utilizzato da tutti i partecipanti per contribuire fattivamente a far funzionare l’azienda nella quale si investe e per farne aumentare il valore.
L’aspetto tecnologico dei token e dunque delle ICO è complesso e articolato, ma c’è un punto che va sottolineato in particolare. Le condizioni transazionali legate ai token non sono “solo” definite in fase di ICO, ma sono “scritte” nel codice stesso dei token. L’ICO può appoggiarsi sulla logica degli smart contracts garantendo la massima trasparenza e apertura e tracciabilità su ogni singola transazione. La operazioni di auditing, ad esempio, possono essere velocizzate e addirittura automatizzate. La trasparenza collegata agli smart contracts automatizzati consente la creazione di conti di garanzia per gestione di fondi collegati al riconoscimento di valori che vengono attivati solo al raggiungimento, verificato e controllato automaticamente dagli smart contracts, di determinati obiettivi.
La differenza sostanziale tra ICO e IPO
Se da una parte ICO e IPO rispondono a una medesima esigenza con una logica di attuazione analoga va detto che nel caso della IPO tutte le operazioni sono soggette al controllo di un istituto di vigilanza che nel nostro paese è rappresentato dalla Consob che ha il compito di sorvegliare sulla correttezza delle procedure di acquisto e sulle operazioni delle imprese coinvolte. Nel caso dell’ICO non c’è un ente di riferimento per il controllo.
Dalle ICO alle STO, verso una maggior sicurezza
Le Initial Coin Offering hanno sollevato non poche obiezioni e non poche perplessità, spesso sono state utilizzate come un veicolo per la speculazione finanziaria e in tanti casi il progetto industriale non era all’altezza delle aspettative, o non c’era proprio.
Le STO, Security Token Ofering devono essere lette come una evoluzione delle ICO, Initial Coin Offering che riguardano non solo il mondo delle “blockchain-based company” ma tutte le imprese che possono disporre di asset di valore tokenizzabili. Occorre pensare che le ICO avevano lo scopo, in grande sintesi, di permettere alle società di attuare una sorta di crowdfunding vendendo token rappresentativi di un asset. Nello specifico poi la realtà ha dimostrato che le ICO che hanno saputo esprimere un valore per entrambe le parti erano quelle costruite su un token in grado di rappresentare un servizio reale e in grado di monetizzarlo, ovvero di fare in modo che il token fosse nella condizione di diventare un asset di scambio per delle transazioni finalizzate ad acquistare o vendere il servizio e non come un asset creato come esclusiva forma di investimento.
Le STO rappresentano qualcosa di più e possono essere considerate, ancora una volta con una semplificazione, come un upgrade. Il principio è sempre quello che prevede la tokenizzazione di un asset. Con la realizzazione di un token che può poi essere oggetto di trading. La differenza sostanziale sta nel fatto che le Security Token devono essere basati e assicurati su un bene tangibile, concreto e misurabile. Un bene che può essere facilmente scambiato con un token, in modo che il token possa a tutti gli effetti rappresentarlo anche nel mondo reale.
Le STO garantiscono agli investitori una maggiore sicurezza e un maggior controllo, sono meno soggette a frodi. I security token proprio per il fatto che sono la rappresentazione digitale di un bene reale concreto registrato e gestito sulla blockchain offrono una serie di vantaggi rispetto agli utility token delle ICO, come ad esempio i diritti di tipo finanziario. Se gli utility token che forniscono l’accesso a un servizio o a un asset all’interno di uno specifico ambiente o ecosistema di operatori, i security token rappresentano invece l’asset vero e proprio e possono essere considerati a tutti gli effetti come una forma di investimento, i cui benefici possono essere concretizzati in varie forme, da quella tradizionale del diritto al dividendo o degli interessi previsti, alla possibilità di godere di diritti rappresentativi dell’investimento stesso nel governo dell’impresa. Proprio perché sono a tutti gli effetti forme di investimento i Security Token sono soggetti a una regolamentazione. In altre parole i security token sono la rappresentazione, sulla blockchain, di strumenti finanziari tradizionali come azioni o obbligazioni, sono strumenti soggetti alla regolamentazione finanziaria esistente e prevedono forme di controllo e di sicurezza per gli investitori.
Blockchain e GDPR
Il GDPR nasce per “regolare” la gestione della privacy legata all’utilizzo dei dati degli utenti su web, app e social media da parte delle web e media company che sulla profilazione degli utenti stanno cercando di costruire il proprio vantaggio competitivo. E’ molto importante capire il rapporto tra blockchain e GDPR perché può aprire a nuove forme di gestione della sicurezza in forma di Privacy by Design. Il GDPR può essere “interpretato” come una “Carta dei diritti digitali” delle persone.
La normativa GDPR in sintesi
Il cuore del GDPR è la protezione dei dati delle persone, in altre parole degli individui cui appartengono tali dati. In modo molto sintetico, questo è quanto introduce il GDPR sul tema:
Art. 12:le persone hanno il diritto di chiedere e avere risposte sull’uso che un’azienda farà dei propri dati e a chiedere un risarcimento qualora queste domande non abbiano risposte chiare, concise e tempestive; Artt. 13 e 14:gli utenti hanno il diritto di sapere come verranno utilizzati i dati personali al momento della loro raccolta/richiesta e di sapere per quanto tempo saranno conservati; Art. 15:gli utenti hanno il diritto di sapere e accedere ai dati personali che vengono elaborati/processati da chi ne ha chiesto il consenso; Art. 16:le persone possono rettificare e modificare i propri dati personali (+ Art. 19: chi raccoglie i dati deve informare anche le “terze parti” ammesse ad utilizzarli per interrompere l’uso dei dati rettificati o cancellati); Art. 17:gli utenti hanno il diritto di chiedere (e ottenere) la cancellazione dei propri dati personali quando non sono più necessari agli scopi per i quali erano stati raccolti; Art. 18:le persone possono limitare il trattamento dei propri dati (quando risultano inesatti, quando sono stati raccolti illegalmente o non seguendo le procedure giuridiche…); Art. 20:gli utenti hanno diritto a i propri dati personali in un formato strutturato e comunemente usato in modo che possano essere letti facilmente da una qualsiasi macchina (Pc, smartphone, app, ecc.); Art. 21:le persone hanno il diritto di opporsi all’utilizzo dei propri dati per profilazione o commercializzazione e devono essere messe nelle condizioni di poter dire di no.
Il ruolo della normativa e della privacy
Secondo il World Economic Forum, entro il 2025 ben il 10% del PIL del mondo sarà prodotto da attività e servizi che saranno erogati e distribuiti attraverso le tecnologie blockchain. In questo scenario appare fondamentale la gestione della Governance in relazione alle normative, prima fra tutte il GDPR (il regolamento generale europeo sulla protezione dei dati.
Le possibili relazioni tra GDPR e blockchain
Il regolamento GDPR impatta su una serie di ambiti che attengono alle specifiche caratteristiche della Blockchain:
Accesso e visibilità dei dati – I dati inseriti nelle blockchain sono pubblici e accessibili da chiunque partecipi alla catena
Cancellazione dei dati –i dati archiviati in una blockchain sono a prova di manomissione, quindi la loro cancellazione non sarà possibile una volta che tali dati verranno immessi nella catena distribuita;
Immutabilità dei dati nel tempo – i dati presenti nelle blockchain sono conservati illimitatamente e non possono essere modificati, manomessi o cancellati.
Controllo distribuito dei dati – le blockchain sono distribuite quindi il controllo sui dati non può essere centralizzato ed è in capo a tutti i partecipanti alla blockchain (è difficile cioè individuare le figure di Data Protection Officer previste dal GDPR);
Processi decisioni automatizzati – con gli Smart Contract si devono considerare anche processi decisionali automatizzati ovvero una nuova tipologia di gestione dei dati
Blockchain e GDPR per una Security by Design
Blockchain e GDPR permette di realizzare soluzioni di “security by design” garantendo pseudonimizzazione (disaccoppiamento dei dati dall’identità individuale) e la minimizzazione dei dati (condividendo solo i punti dati assolutamente necessari).
Ricordiamo che nella blockchain la protezione dei dati viene assicurata da una chiave pubblica del mittente della transazione; da una chiave pubblica del destinatario della transazione; da un hash crittografico del contenuto della transazione; dalla data e dall’ora della transazione.
Con questa impostazione è impossibile ricostruire il contenuto di una transazione dall’hash crittografico monodirezionale. E a meno che una delle parti della transazione non decida di collegare una chiave pubblica a un’identità conosciuta, non è possibile mappare e collegare le transazioni a singoli individui o organizzazioni. Ciò significa che anche se la blockchain è “pubblica” (dove chiunque può vedere tutte le transazioni su di essa), nessuna informazione personale viene resa pubblica.
Blockchain, GDPR e questioni legislative
Il GDPR introduce alcune regole che non sempre potrebbero essere rispettate dalle blockchain.
GDPR e Data Protection Officer – Il GDPR introduce la figura del DPO – Data Protection Officer, una persona esperta di legislazione e pratiche relative alla protezione dei dati che deve assistere colui che li controlla o li gestisce al fine di verificare l’osservanza interna al regolamento. Il DPO dev’essere una persona con una buona padronanza dei processi informatici, della sicurezza dei dati e di altre questioni di coerenza aziendale riguardanti il mantenimento e l’elaborazione di dati personali e sensibili.
“Quando è necessario nominare un responsabile del trattamento dei dati personali? Nel GDPR, il responsabile del trattamento deve essere nominato nel caso in cui le attività principali di trattamento richiedono il monitoraggio regolare e sistematico degli interessati su larga scala, nel caso in cui le attività comprendano il trattamento su larga scala di categorie particolari di dati personali o di dati relativi a condanne penali e reati, ancora quando il trattamento viene effettuato da una autorità pubblica o da un organismo pubblico.”
Quale giurisdizione applicare per la legge di quale paese – In caso di controversie, quali leggi devono essere applicate e di chi è la giurisdizione? In situazioni in cui non è possibile identificare l’entità di elaborazione dei dati personali e il luogo in cui i dati vengono elaborati, è difficile individuare la giurisdizione cui dovrebbe competere una eventuale valutazione legale del trattamento dei dati.
Identificazione dei dati personali – In un contesto blockchain cosa può essere riconosciuto come dato personale? L’identità di un utente (e quindi i suoi dati sensibili) sono protetti da un codice che rappresenta la chiave pubblica per aderire alla rete distribuita. Da un punto di vista normativo occorre capire cosa costituisce “dato personale” in un contesto blockchain: le chiavi pubbliche devono essere considerati dati personali? Sebbene una chiave pubblica figuri come dato pseudonimizzato, queste non rappresentano dati anonimi e molto spesso sono associate a persone fisiche specifiche.
Dati diffusi su ogni nodo della rete – La blockchain limita lo scopo della raccolta e dell’elaborazione dei dati e la loro minimizzazione? In una blockchain (specialmente se pubblica) i dati vengono mantenuti su ogni nodo della rete -pubblicamente accessibile a chiunque – indipendentemente dallo scopo originale per cui quei dati sono stati immessi ed elaborati nella blockchain. Come si inserisce questa caratteristica tipica della blockchain in un contesto normativo che prevede che gli scopi specifici per i quali i dati personali sono trattati devono essere specificati, espliciti e legittimi e che i dati personali devono essere adeguati, pertinenti e limitati agli scopi per i quali sono trattati.
Immutabilità – Le blockchain sono praticamente non modificabili e i dati in esse contenuti sono spesso impossibili da aggiornare, eliminare, modificare o correggere. Occorre pertanto affrontare anche a livello normativo come si possa gestire il tema del “diritto all’oblio” all’interno di una blockchain?
Come si gestisce la Governance della blockchain
Nelle blockchain pubbliche la partecipazione, in tutte le sue forme, è ampiamente definita dalla struttura stessa della blockchain. Nelle blockchain private la governance è assolutamente determinante e incide direttamente sulla fattibilità dei progetti, sulle possibilità di successo e sul raggiungimento degli obiettivi. In particolare il tema della governance può essere suddiviso su quattro ambiti:
La governance generale. E’ un ambito che attiene all’ecosistema della blockchain e definisce i riferimenti, i criteri di responsabilità e i processi decisionali della blockchain stessa, i ruoli, le responsabilità, le funzioni e i criteri decisionali. Nella governance di ecosistema si inserisce anche la questione della “proprietà” della blockchain, ovvero degli attori che promuovono e guidano lo sviluppo della blockchain.
La governance tecnologica – Si tratta di regole e decisioni che mettono la blockchain in relazione con il mondo legacy IT, con i Big Data, con l’Internet of Things, con l’intelligenza artificiale e con tutti i contesti “tecnologici” che si appoggiano o si relazionano con la blockchain.
La governance dei dati – In questo ambito si affronta la governance relativa alla gestione dei dati in termini di compliance normativa ad esempio per la sicurezza e per la privacy.
La governance dei “risultati” – L’ultimo aspetto (per il momento) è quello della governance nella misurazione e nella distribuzione dei vantaggi della blockchain. Più si consolideranno progetti che prevedono il coinvolgimento di filiere estese e complesse, più sarà necessario definire regole per la misurabilità dei risultati e per la “distribuzione dei vantaggi.
Cosa significa validazione temporale dei dati
La certificazione e validazione di un dato è costituita da molteplici fattori, tra questi un ruolo particolarmente importante è svolto dalla cosiddetta “validazione temporale”. Nel caso di eIDAS, ad esempio, è stato stabilita una “regola” secondo la quale la “validazione temporale digitale” attiene a quei dati che collegano altri dati in forma elettronica in una data specifica (ora, data) tale per cui anche dal punto di vista temporale esiste una prova certa della loro esistenza in quel determinato momento anche in termini di relazione con altri dati. Uno dei temi che accompagnano lo sviluppo “giuridico” della blockchain è anche quello della validazione degli effetti giuridici e del loro utilizzo in forme legali. I sistemi di validazione temporale sono dunque un abilitatore non solo del “fattore tempo” ma grazie al “fattore tempo” e a un “sigillo” o “firma” elettronica associata permette di aumentare il livello di sicurezza relativa all’affidabilità assoluta 8e . non solo temporale) di quel dato. In altre parole la sicurezza della qualità, integrità e affidabilità del dato sulla blockchain passa anche attraverso lao strumento della verifica temporale.
Corporate governance e blockchain
Le innovazioni della blockchain cambieranno le modalità di gestione e di governance delle aziende con un impatto fondamentale per il management, per gli investitori e per tutti gli altri stakeholder. Sono numerose le imprese che stanno studiando come utilizzare le blockchain per la gestione dei registri di proprietà in tante attività private e nel mondo delle pubbliche amministrazioni le applicazioni dei governi permettono la gestione dei certificati di residenza e di nascita, dei titoli immobiliari, dei titoli universitari e tanto altro con la blockchain. E se si porta l’attenzione sull’uso della blockchain per la registrazione delle proprietà delle azioni delle aziende si può unire la gestione del ledger con gli contratti smart per creare forme di automatismo ad esempio nella erogazione di stock option per i dipendenti o titoli di proprietà per investitori esterni. Le blockchain sono nella condizione di creare una situazione di maggiore trasparenza che permette agli investitori di monitorare le posizioni di proprietà e ridurre i rischi di corruzione. Laddove una imprese scegliesse di pubblicare e archiviare i propri documenti finanziari su una blockchain pubblica, le strategie di reporting finanziario e di comunicazione cambierebbero drasticamente in favore di una maggiore trasparenza e di una contemporanea riduzione dei costi.
Blockchain e Database distribuiti
Davanti a un modello di “Internet” che replica la logica “centralizzata” dei modelli “enterprise”, ovvero di infrastrutture che permettono una gestione e un controllo centralizzato si sta diffondendo, grazie anche alla blockchain un modello che va nella direzione delle de-centralizzazione e che per molti rappresenta un modello in grado di portare una maggior “democratizzazione”, sia in termini di accessibilità sia in termini di possibilità e opportunità di condivisione delle informazioni e dei processi decisionali.
La blockchain permette (o per meglio dire, può permettere) di dare vita a una Internet decentralizzata, dove in sostanza nessuna singola entità possiede o controlla l’infrastruttura informatica.
Che cos’è IPDB, il database decentralizzato basato su blockchain
Ecco che in questo contesto si colloca un esempio di database decentralizzato realizzato da BigchainDB, basato su tecnologia blockchain, governata da un ente no-profit e pronto all’uso permettendo di unire la sicurezza della blockchain con la ricercabilità delle informazioni “in stile database”.
IPDB è un database con una visione globale e con una Governance è affidata ad una fondazione no-profit. I membri della fondazione sono i “custodi” della rete e ognuno di essi gestisce un nodo del server che memorizza e convalida le transazioni. Insieme questi nodi costituiscono il database IPDB.
2) Associazione senza fini di lucro, la cui rete forma in modo trasparente la membership (seguendo i principi di Trust tipici della blockchain).
IPDB è poi basato sulle tecnologie già sviluppate da BigchainDB, ossia un database di Big Data pensato anche per la Data Science decentralizzato, cui sono state aggiunge caratteristiche e funzionalità tipiche della tecnologia blockchain: controllo decentralizzato, immutabilità, creazione e trasferimento di asset.
I membri della Fondazione hanno previsto che al progredire del database e del successo del progetto, si procede addirittura verso la dissoluzione dell’Associazione con la completa decentralizzazione anche dal punto di vista organizzativo.
Gli ambiti applicativi del database decentralizzato riguardano la gestione della proprietà intellettuale in settori come Fintech, Banking, Payment, Energia e Supply Chain, Government.
Database distribuito decentralizzato: la governance
Per evitare il rischio “utopia” il modello IPDB ha scelto di essere una Associazione di volontariato (che si chiama IPDB Foundation): garantendo personalità giuridica alla rete e in questo modo l’Associazione può legalmente stipulare contratti, ma, affinché non vi siano “secondi fini” o scopi di lucro personali, è stato deciso che più della metà dei custodi debba essere costituita da altre organizzazioni non profit o da enti pubblici. Allo stesso modo, per evitare il rischio di essere soggetti alle leggi di un unico Paese, meno della metà dei custodi può provenire dal medesimo Paese. Tutti i custodi poi devono essere pubblicamente impegnati a costruire una Internet decentralizzata.
Sono chiamati a contribuire anche gli sviluppatori che intendono sfruttare il database decentralizzato e la tecnologia blockchain per creare servizi o applicazioni: qui l’accesso al portale dedicato ai developers
Blockchain e realtà: attenzione alle aspettative
La blockchain sta raccogliendo da diverso tempo un’attenzione crescente, si può forse dire che pur essendo una tecnologia complessa è diventata un tema “mainstream”, i temi della blockchain sono trattati anche dai grandi quotidiani, dalle radio e dalle televisioni che raramente portano l’attenzione su tecnologie così innovative. In tantissimi casi la blockchain viene proposta come “la soluzione” per problemi ed esigenze che vengono da lontano e che non sono mai stati realmente soddisfatti dalle tecnologie tradizionali. Sono molto aumentate le aspettative, non solo delle imprese ma dei consumatori, dei cittadini, nei confronti delle possibilità della blockchain. Questa situazione da una parte favorisce il dibattito e la crescita di attenzione anche da parte di chi sta lavorando proprio allo sviluppo di nuove soluzioni, ma dall’altra crea una situazione “pericolosa” perché alcune degli “effetti benefici” che vengono oggi attribuiti alla blockchain sono frutto di malintesi o di una lettura distorta delle pur importantissime possibilità di questa tecnologia. Il rischio è che se adesso la blockchain viene portata in “palmo di mano” per quello che può fare, se poi non “mantiene queste promesse” in modo altrettanto radicale possa essere “messa da parte”. Ma è importante evidenziare che alcune aspettative e la soluzione di alcuni bisogni non sono da attribuire alla blockchain. Proviamo e vederne alcuni:
La certificazione alimentare
Nell’ambito dell’agrifood la blockchain sta trovando consensi crescenti, proprio perchP può fornire garanzie di affidabilità su filiere spesso complesse e spesso anche molto frammentate, non solo per le dimensioni delle imprese ma per la cultura stessa delle organizzazioni o dei paesi in cui operano. La blockchain è una piattaforma che garantisce la certezza, la immutabilità, la trasparenza del dato che accompagna la produzione. Questo è un valore importantissimo che può essere di grande supporto ad esempio per il Made in Italy. Ma non si deve pensare che la blockchain sia di per se stessa una garanzia di qualità, che possa “da sola” fornire non solo la certificazione ma la qualità del prodotto. La blockchain certifica il dato e ne garantisce identità e trasparenza per tutti gli attori. Ma se il dato in origine non rappresenta correttamente il prodotto che entra in produzione, se quel dato è “scorretto” la blockchain non lo corregge. La blockchain garantisce anzi che quel dato “scorretto” sia mantenuto integro lungo tutta la filiera. Dunque “sostiene un possibile errore”. La trasparenza della blockchain è un possibile correttivo, tutti possono vedere quel dato e tutti possono (se sono nella condizione di farlo) accertarne il valore e proporre una correzione e un correttivo (verso coloro che lo hanno messo in produzione) ma di per sè non è la blockchain che è in grado di accertare la qualità del dato. la blockchain garantisce il processo di gestione di quel dato presso tutti i partecipanti.
Gli smart contract e i notai
Un altro ambito nel quale è importante fissare bene gli spazi e le aspettative legate alla blockchain è quello degli smart contract. I contratti intelligenti che si appoggiano sulla blockchain possono portare enormi vantaggi alle imprese, alle organizzazioni e alle pubbliche amministrazioni. Le prospettive sono indiscutibili e settori come insurance, logistica e procurement stanno già conseguendo importanti vantaggi. resta anche qui un punto di massima attenzione nella fase del passaggio da mondo reale, fisico e mondo digitale, nella certezza del conferimento delle informazioni corrette da parte dei soggetti, persone o imprese, corrette e correttamente identificate. Sulla gestione di questo passaggio lo scenario è ancora aperto e il dibattito aperto. La funzione del notaio può svolgere un ruolo importante per fornire quelle garanzie che consentano ai processi basati sugli smart contract di partire con dati sicuri o con dati condivisi da tutte le parti in causa o da tutti gli attori di una filiera. Anche in questo caso non è la blockchain che può accertare la “veridicità” o qualità di una informazione. La blockchain garantisce la sua incorruttibilità, protegge il dato da possibili violazioni e lo espone in modo trasparente a tutti gli attori coinvolti e in questo modo velocizza la eventuale identificazione di “errori” ma non è un “sistema intelligente” per garantire la qualità del dato.
A che punto siamo nello sviluppo della blockchain sul mercato
la blockchain è un fenomeno piuttosto recente che ha vissuto una serie importante di accelerazioni e che ha creato molte aspettative. Nello stesso tempo sviluppare e implementare la blockchain non è un compito facile e nessuna impresa da sola può realizzarla. Per tutti, produttori e imprese o organizzazioni utenti, la blockchain è un fenomeno di ecosistema, di tipo collaborativo. Anche per questo se da una parte il livello di attenzione che accompagna la blockchain è altissimo dall’altro il numero di casi concreti, di progetti effettivamente in produzione nelle imprese e nelle organizzazioni è ancora piuttosto ridotto.
A questo proposito è interessante vedere la chiave di lettura dell’evoluzione della blockchain che offre Capgemini nella ricerca “Does blockchain hold the key to a new age of supply chain transparency and trust?” (leggi a questo proposito l’articolo Come e quanto cambieranno le supply chain grazie alla blockchain ). Sono tre le waves della blockchain secondo Capgemini
Consapevolezza – iniziata nel 2011 è tuttora in corso. le imprese e le organizzazioni cercando di capire, di sviluppare conoscenza
Sperimentazione – Secondo Capgemini è iniziata nel 2017 e durerà sino al 2020. Le imprese e le organizzazioni lavorano a PoC per creare competenze, forme di collaborazione, ideare nuovi consorzi, con l’obiettivo di comprendere appieno le potenzialità e le criticità della blockchain.
Trasformazione – La vedremo a partire dal 2019 e ci accompagnerà sino al 2025 e in questo periodo la blockchain trasformerà le modalità di relazione, di integrazione, di collaborazione portando innovazione a più livelli: di tecnologia, di data management, di governance.
Satoshi Nakamoto e la prima Blockchain
Dal momento in cui è apparsa la Blockchain ha subito sollevato una doppia reazione: da una parte coloro che leggevano questa intuizione in diretta relazione con il lavoro di Satoshi Nakamoto che nell’ottobre 2008 pubblicò un documento che proponeva il Bitcoin come digital currency. Nakamoto diede seguito a questo documento con la release del primo software per Bitcoin nel gennaio del 2009.
Accanto alla visione che porta ad associare la Blockchain alle cryptocurrency Bitcoin c’è quella che invece invita ad alzare lo sguardo a tantissime altre applicazioni, senza porsi nessun tipo di limitazione. In entrambi i casi si può e si deve dire che la Blockchain non deve essere vista come una “soluzione tecnologica” bensì come un nuovo approccio, decentralizzato, al concetto di Trust, di Fiducia.
Una visione opposta se si vuole a quella che tradizionalmente contraddistingue la logica di verifica e di controllo in tantissime attività umane a partire da quelle finanziarie ed economiche, dove una “unità” centrale affidabile e certificata si occupa di verificare e autorizzare le operazioni o le transazioni. Con la Blockchain questa verifica e questa autorizzazione non è in un “centro” ma è appunto decentralizzata presso tutti coloro che entrano nella “catena” con il ruolo di “blocchi” o nodi. È un nuovo concetto di Trust.
Ma chi è davvero Satoshi Nakamoto?
La Blockchain pare essere stata ideata da Satoshi Nakamoto (pseudonimo dell’inventore della Blockchain e del suo codice sorgente), e resa famosa dal suo protocollo più conosciuto, la moneta virtuale Bitcoin.
Satoshi Nakamoto rivela il proprio progetto e la propria visione nell’ottobre del 2008 con la pubblicazione di un White Paper che parla e descrive la possibilità di sviluppare una digital currency indipendente da ogni ente o istituzione centrale nella forma di Bitcoin. Il tutto con un percorso di sviluppo del codice che Nakamoto ha iniziato nel 2007. Il White Paper denominato Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System incontra subito un grande interesse, in particolare perché apre una prospettiva per gli scambi monetari e finanziari in forma decentralizzata. Al White Paper segue nel gennaio 2009 il lancio del primo software Bitcoin con la inaugurazione della digital currency nella forma della prima unità di Bitcoin cryptocurrency in versione 0.1 sulla piattaforma di sviluppo Sourceforge.
Con quel primo importante White Paper Nakamoto punta l’attenzione sul core design del modello Blockchain che appare in grado o nella condizione di supportare un ampio numero di tipologie di transazioni. Il White Paper è stato poi accompagnato dal rilascio di un website denominato bitcoin.org (qui la versione italiana Bitcoin.org/it ) e promuove un modello di sviluppo basato sulla collaborazione con altri sviluppatori.
Un passo nella storia della Blockchain da Bitcoin alle blockchain
La storia della Blockchain inizia nell’Ottobre 2008 quando come abbiamo visto Satoshi Nakamoto pubblica il white paper Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System. Apparentemente si tratta di uno dei “tanti” white paper che illustrano il lavoro e i risultati di sviluppatori dotati, tanto di intuizione quanto di coraggio. Ma solo apparentemente, perché chi ha avuto modo di leggere dietro la prospettiva tecnica di una digital currency, il bitcoin per la precisione ha visto ben di più che una geniale intuizione tecnico-organizzativa. Chi ha letto con attenzione del white paper e lo ha capito si è reso conto che si trattata di una vera rivoluzione verso tutte le forme di organizzazione centralizzate, a partire dalle banche. Il bitcoin, o meglio ancora la Bitcoin Blockchain è poi diventata realtà pochi mesi dopo nel gennaio 2009 con il rilascio della prima unità di bitcoin Cryptocurrency. La Blockchain Bitcoin ha dimostrato subito di funzionare e in poco tempo la Bitcoin è diventato La Blockchain, anche se come vedremo correttamente Bitcoin è una Blockchain e oggi le blockchain sono tante e sono tra loro anche molto diverse.
Ma oltre a diventare sinonimo di Blockchain, Bitcoin è diventato subito un asset politico, grazie alla possibilità di dare vita a un sistema di relazione, per lo più addirittura di tipo finanziario, monetico, di tipo decentralizzato, distribuito e ostentatamente democratico, grazie ad attributi potenti come trasparenza assoluta e immutabilità. Con questo caratteristiche in grembo e con il fatto, non banale, nel mondo dello sviluppo non-convenzionale, di funzionare e di funzionare molto bene, la tecnologia blockchain è diventata subito un simbolo politico e ideologico. Peraltro il messaggio forte lanciato da Satoshi Nakamoto è ancora una volta apparentemente tecnico e fortemente politico “We define digital coin as a chain of digital signatures“: La Blockchain Bitcoin è una catena di relazioni basata sulla fiducia. Fiducia, Trust, è la parola chiave per capire la blockchain.
Il senso del lavoro di Satoshi Nakamoto sta tutto qui: nei rapporti tra due o più persone che non si conoscono e nella fattispecie nei rapporti che attengono a una transazione commerciale non è più necessario fare riferimento a una terza parte, da tutti riconosciuta come affidabile. La transazione può essere regolata tra pari, dalla rete ovvero da tutti i partecipanti alla rete, o meglio ancora dalla maggioranza dei partecipanti.
La terza parte, il centro cui tutti riconoscono un ruolo “terzo”, ovvero di capacità di decisione autonoma e indipendente e autorevole e affidabile, non è più necessario. Il sistema di relazioni tra i nodi della rete ovvero tra le persone, può funzionare. La Blockchain Bitcoin ha dimostrato che non è necessario avere un ente centrale per gestire le transazioni.
Per tutti coloro che hanno sempre contestato il ruolo di un ente centrale la tecnologia blockchain è apparsa come la dimostrazione dell’esistenza di un modello alternativo. Che si trattasse di coloro che contestavano un modello centralizzato a prescindere, ovvero indipendentemente dalla “qualità” delle scelte e dei comportamenti o che si trattasse di chi invece contestava una “visione del mondo” centralizzata anche nel merito dei comportanti di chi politicamente o nell’economia o in altri ambiti rappresentava questo “centro”, in ogni caso la Blockchain è diventata un simbolo politico.
Questo è il primo elemento da considerare sempre, anche quando vedremo le implicazioni più strettamente legate al business e pragmaticamente lontane da qualsiasi dimensione politica.
Un’altra ragione che ha contribuire a fare da subito della blockchain un fenomeno non ordinario è il mistero che accompagna tuttora tanto Satoshi Nakamoto quanto alcuni dei principali attori “miners” che fanno ogni giorno la blockchain. Un mistero che nel caso di Satoshi Nakamoto, per alcuni uno pseudonimo che nasconde un gruppo di sviluppatori che hanno saputo unire eccezionali competenze con una intuizione geniale e con una capacità di testare e dimostrare concretamente la fattibilità del proprio progetto. Comunque sia, genio o geni, si tratta di figure capaci di aprire un nuovo capitolo nella storia dell’innovazione e del sociale.
Il problema matematico dei Generali Bizantini
Ma fermiamoci un attimo al concetto di Trust, perché come abbiamo visto è la chiave di volta per capire la blockchain. La logica messa a punto da Satoshi Nakamoto nasce anche dalla risoluzione di un problema matematico conosciuto come Problema dei Generali Bizantini. Una sorta di rompicapo basato sulla necessità di un generale bizantino, durante un assedio, di inviare, attraverso dei messaggeri, l’ordine di attaccare il nemico ad altri luogotenenti che si trovano in luoghi diversi.
Il problema è che tutti sanno che tra di loro si trovano uno o più traditori. Come può, ciascun luogotenente, avere la certezza, una volta ricevuto l’ordine di attacco, che lo stesso ordine è stato inviato anche agli altri? Dunque come può essere certo di non essere l’unico ad averlo ricevuto in quella forma e dunque che tutti gli altri luogotenenti siano nella condizione di trasmettere e condividere lo stesso ordine?
Come è possibile garantire ai Generali e a tutti i luogotenenti che nessuno cerchi di minare il piano, ovvero che se qualcuno volesse tentare non è nella condizione di portarlo a termini perché effettivamente tutti sono nella condizione di disporre dell’ordine corretto?
Lo scopo del problema dunque è far sì che ai luogotenenti onesti arrivi il piano d’attacco corretto, senza che i traditori possano compromettere l’operazione facendo arrivare loro le informazioni sbagliate.
Sino ad oggi l’unica risposta possibile al quesito sembrava essere l’introduzione di una terza parte fidata in grado di fare da garante sull’autenticità dell’ordine. Un qualcuno, con una affidabilità e autorevolezza riconosciuta da tutti, a cui tutti potevano rivolgersi per verificare l’attendibilità dell’informazione ricevuta.
Ma evidentemente, anche per ragioni logistiche, si tratta di una soluzione non praticabile nel caso del Problema dei Generali Bizantizini. Questa eventuale terza parte autorevole non potrebbe essere raggiunta da tutti i luogotenenti.
Ecco le la soluzione arriva con la blockchain ed è una soluzione, che dal punto di vista “militare” appare come una soluzione radicale, anzi rivoluzionaria. La soluzione è quella di non avere più un “generale” che comanda sugli altri. Dunque non c’è più un centro che prevale gerarchicamente. Ma si assegna la stessa gerarchia a tutti i partecipanti, o, per essere più precisi, nel caso della blockchain, a tutti i nodi. Tutti i generali e tutti i luogotenenti, ovvero tutti i nodi, che partecipano a questo modello, concordano ogni singolo messaggio trasmesso tra i nodi, lo vedono e lo condividono. La rete deve cioè concordare ogni messaggio che viene trasmesso nella rete stessa. Tutti vedono qualsiasi messaggio e tutti vedono qualsiasi modifica a qualsiasi parte del messaggio e tutti possono poi anche controllare lo storico, immutabile, immodificabile e dunque incorruttibile, di qualsiasi passaggio precedente.
Il messaggio poi è redatto in modo da essere inaccessibile e immodificabile da tutti coloro che non fanno parte della Rete ovvero da tutti coloro che non sono nel gruppo dei Generali e dei Luogotenenti. I messaggi sono cioè criptati e le chiavi di accesso sono disponibili solo ed esclusivamente a tutti coloro che fanno parte del network. Per tutti gli altri il messaggio appare incomprensibile.
Qualsiasi modifica poi al messaggio, o appunto agli ordini, può essere attuata solo con il meccanismo del consenso, ovvero dalla maggioranza dei partecipanti alla rete e una volta attuata una modifica, appunto attraverso il consenso, anche coloro che non hanno potuto partecipare (nella minoranza) possono vedere esattamente tutti i passaggi che hanno condotto a quella decisione. Il consenso distribuito non è esattamente in linea con i principi della strategia militare, ma nel caso in questione del Problema dei Generali Bizantini rappresenta la soluzione al tema della presenza di uno o più traditori che possono “corrompere” la corretta conoscenza e la corretta diffusione degli ordini stabiliti dai generali. In questo modo tutti sanno tutto nella stessa identica forma.
E’ sulla natura e sulla forza del consenso distribuito che si fonda la sicurezza della blockchain.
La tecnologia si sovrappone a una lettura sociologica: archivi o reti centralizzate, con una capacità computazionale centrale e dunque con un potere e una “verità” gestite dal centro. All’opposto vediamo un modello distribuito, dove ciascuno ha una sua propria capacità computazionale, in quanto nodo della rete, e ciascuno vede esattamente la stessa verità che vedono gli altri e ha la stessa possibilità (almeno in potenza) di contribuire a modificarla.
In mezzo ci sta una situazione ibrida che si chiama DeCentralized Ledger e che mantiene alcune specificità della logica centralizzata (ovvero un ruolo comunque di guida in termini di capacità elaborativa e di gerarchia decisionale) ma non più unico, ovvero insieme ad altri Centri. E’ su questa dimensione Decentralizzata che si sta sviluppando il business principale della blockchain
La geopolitica della blockchain
Come abbiamo detto la blockchain ha le caratteristiche di una “rivoluzione”, si presenta con caratteristiche anche dirompenti, che possono essere destabilizzanti. Per questa e altre ragioni nel mondo si registrano modalità di approccio alla blockchain anche molto diverse tra loro. Ci sono paesi o aree geografiche che hanno “sposato” questa causa (vedi Dubai, Estonia, Singapore), ci sono paesi che stanno sviluppando un approccio molto attento e pragmatico ad esempio con un intenso lavoro a livello di studio di nuove normative appropriate alla gestione di un fenomeno così innovativo (come la Svizzera, come l’Austria, come Malta, come Liechtenstein, come Gibilterra, come il Regno Unito UK). C’è poi l’Europa che cerca una sua dimensione e lo sta facendo con una serie di iniziative tra cui la European Blockchain Partnership e infine ci sono paesi che in questo momento guardano con perplessità o forse anche con scetticismo alla blockchain. L’Italia, con la Legge di Bilancio 2019 ha previsto una serie di investimenti in favore della diffusione della blockchain e dell’Intelligenza Artificiale e ha poi istituito un team di esperti con una iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico che collaboreranno con gli specialisti del MISE stesso per la definizione di una strategia nazionale di sviluppo di progetti blockchain e di Intelligenza Artificiale.
Libri, white paper e blockchain
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Cyber Security: tra tecnologia e cultura del dato. Ecco cosa fanno i Security People
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Con la blockchain si è aperta una intensa attività di pubblicistica, di studio e di approfondimento con una ricca pubblicazione di libri e white paper. Blockchain4Innovation ha iniziato a proporre alcune letture e in collaborazione con la testata Industry4Business vuole in particolare analizzare i testi che, anche grazie alla blockchain, contribuiscono a comprendere i temi della digital transformation. Dunque nella sezione blockchain libri troverete i libri specificamente riferiti alla blockchain mentre nel servizio Libri e white paper per capire le potenzialità dell’Industria 4.0 e della digital transformation troverete tutti i testi selezionati relativamente ai temi della trasformazione digitale delle imprese.
Contattaci liberamente per avere maggiori informazioni sulle attività dello Swiss Blockchain Consortium, sulle aziende aderenti e sulle modalità di partecipazione come azienda o come Ente ed Istituzione. Ti suggeriamo di fissare un contatto telefonico selezionando uno slot libero a tuo piacimento CLICCANDO QUI