La blockchain è la rivoluzione del secolo! Cambierà il modo in cui intendiamo il mondo digitale. Aprirà nuovi canali di comunicazione. Creerà nuovi modelli di business! C’è chi sostiene (è vero…) che sia la naturale evoluzione degli esseri umani, modello a cui ci dovremmo ispirare per definire la nostra società. Esistono blockchain per tutto, tutto esiste per la blockchain. La blockchain ti traccia il mondo e… ti fa anche il caffè. Hanno inventato blockchain di blockchain. Vogliono persino far votare alle elezioni usando la blockchain (un giorno ci spiegheranno come, uno strumento nato per garantire la trasparenza, possa essere usato come strumento di voto segreto). E allora? Dove sono i prodotti che utilizzano la blockchain?
Beh! La verità è che la blockchain è come i vestiti nuovi dell’imperatore: tutti ne parlano, non puoi non averne un’opinione ed essere convinto che sia fantastica, ma in realtà nessuno l’ha mai vista in opera in situazioni reali.
L’imperatore è nudo. Il 90% dei progetti che dichiarano di utilizzare o di voler utilizzare la blockchain sono spazzatura.
Facciamo un po’ di ordine per capire cosa succede e quali sono le difficoltà ancora da superare affinché la blockchain possa essere integrata agevolmente all’interno di prodotti, cercando di rendere giustizia a uno strumento nato per restituire la libertà di espressione nel sottobosco del deep web e finito, invece, a tracciare polli (o altri generi alimentari) per noi gente comune.
La blockchain non è per tutti
Sottotitolo: quando la conoscenza è lasciata in mano ai soli nerd.
Il rapido e incalzante avanzamento della tecnologia ha creato un enorme divario culturale tra chi si occupa di scienza e tecnologia e chi no. Questo divario, di cui pagheremo le conseguenze nel medio periodo, ha portato a creare un gruppo iperspecializzato di persone che conoscendo a fondo un numero limitato di tematiche tecnologiche, si trovano a indirizzarle secondo i loro ideali. Ma, come spesso succede a chi guarda troppo in dettaglio qualcosa, si perde la visione di insieme e soprattutto il contesto sociale in cui ci si trova, ritrovandosi a guidare una nave da crociera, carica di turisti, in piena tempesta, senza Gps né bussola ma solo con l’istinto e per il piacere di affrontare un’avventura.
Purtroppo, questo fenomeno non è nuovo nel mondo della scienza e spesso gli stessi scienziati sono i primi a ostracizzare qualsiasi tipo di imbrigliamento e di contestualizzazione: Richard Feynman, una delle menti più geniali del secolo scorso, soleva dire che la filosofia della scienza serve ai fisici come l’ornitologia serve agli uccelli.
La stessa cosa sta succedendo nel mondo della blockchain: da un lato abbiamo esperti tecnici che, per loro formazione, non sono in grado di apprezzare a fondo tematiche sociali, politiche ed economiche; dall’altro, abbiamo persone che, pur avendo una visione economica o politica non hanno una formazione adatta al mondo digitale e quindi non sono in grado di apprezzare le potenzialità della blockchain e attuare i cambiamenti necessari per esprimerla al meglio.
Gli esperti, mentre stanno indirizzando l’evoluzione di una tecnologia complessissima con potenziale impatto su scala globale, non sono minimamente inclini ad aprire il loro mondo al resto della popolazione che, a sua volta, ha estrema difficoltà a interagire con essa. Provate, ad esempio, a procurarvi delle criptovalute: dovete andare su siti web esotici chiamati exchange, fornire la vostra carta di credito, imparare a creare un wallet e ricordarvi che, se smarrite il wallet, avete perso per sempre quei soldi. Assurdo.
Il mondo della blockchain è ancora giovane, richiede ancora tanta libertà di sperimentazione, tanta ricerca e tante idee innovative a suo supporto. Non è arrivato assolutamente il momento di imbrigliarlo in qualcosa di standard e convenzionale. Ciononostante, deve iniziare ad essere accessibile a tutti facilmente per poter avere un supporto sociale, politico ed economico. Se non sarà così, sarà stato solo tutto un bell’esperimento.
Prodotti su blockchain, forse non sono il tuo business model
Sottotitolo: non capisco cosa è la blockchain ma devo assolutamente usarla.
Arriviamo al secondo punto: la blockchain è uno strumento digitale, come un database o un server. Quindi, a meno che tu non venda database o server, il tuo modello di business non è usare la blockchain.
L’errore più grosso fatto da chiunque, da quando nel 2017 la blockchain è diventata un termine alla moda, è stato quello di cercare a tutti i costi di vendere qualcosa che la includesse. Il modus operandi è il seguente: mi informo su cosa potrebbe fare la blockchain e vi costruisco attorno un improbabile prodotto forzando le due cose insieme, ottenendo, spesso, un risultato pessimo. Poi comunico in giro che utilizzo la blockchain per dare valore al mio prodotto. Per esempio, come chi voleva sviluppare il nuovo Airbnb utilizzando la blockchain per certificare l’esistenza dell’appartamento.
Invece, il passaggio logico naturale da fare deve essere: ho in mente un’idea di business e studio quali sono gli strumenti che mi servono per svilupparlo. A questo punto mi chiedo: la blockchain, per le sue caratteristiche, mi dà un vantaggio competitivo? Se sì, la utilizzo, se no, non la utilizzo. Semplice no?
Prodotti su blockchain, non sono semplici da usare
Sottotitolo: Ora iniziano i guai.
Questo paragrafo è figlio dei due precedenti. Infatti, nello studio del vantaggio competitivo che la blockchain può dare a un business, va considerato che essa non è né semplice da approcciare per chi utilizzerà il prodotto basato su di essa, né tantomeno per chi dovrà svilupparlo.
Come già evidenziato, la prima barriera è quella all’ingresso: se non ho criptovalute non posso utilizzare la blockchain. La maggior parte delle persone non è ancora in grado di procurarsele o di creare e gestire un wallet, quindi un eventuale business potrebbe essere compromesso in partenza. Bisogna dunque progettare e garantire un accesso facile agli utenti comuni, eliminando tutta la complessità che viene invece apprezzata dai tecnici e nerd. Buona fortuna.
In secondo luogo, la blockchain è solo un registro molto avanzato con funzionalità molto limitate: va integrato con una interfaccia grafica, con della logica lato server; magari con un’app o un database. Ed è qui che iniziano i problemi dovuti alla scarsa documentazione e l’instabilità della tecnologia. Problemi che causano ritardi enormi all’avanzare del progetto o addirittura dei dietrofront, in stadi avanzati di sviluppo, perché ci si rende conto che la tecnologia usata, l’approccio o l’architettura non vanno bene.
Per finire, bisogna considerare anche le oscillazioni di prezzo delle fee da pagare per utilizzare la blockchain e a cui si è completamente impotenti. Proprio negli ultimi mesi, le fee di Ethereum sono quadruplicate nel giro di un mese. Un aumento improvviso di questa portata potrebbe mandare fuori gioco il vostro modello di business in un attimo.
Conclusioni
I problemi fin qui descritti sono le cause principali dell’esistenza di numerosi prototipi e della quasi totale assenza di prodotti concreti basati su blockchain. Siamo arrivati a una fase di transizione importante. Da semplice gioco per pochi nerd esperti del deep web questa tecnologia deve maturare e fare il salto di qualità insieme a tutta la comunità che la sostiene. Devono cambiare le motivazioni alla base delle scelte che guidano l’utilizzo e l’implementazione della blockchain. Bisogna curare moltissimo l’aspetto di semplificazione per garantire la massima adozione possibile da parte del grande pubblico. E bisogna essere consapevoli che scegliere di usare la blockchain comporta numerosi problemi che possono causare anche ritardi di mesi.
La strada da percorrere è lunga e difficile, ma non è stata ancora tracciata. Questo lascia ampia libertà a chi si vuole avventurare oggi in questo mondo. Potete fare la differenza. Sono convinto che il 2021 ci riserverà molto sorprese
Le notizia proviene per gentile concessione da Blockchain 4 Innovation